I pericoli se Pechino tira il freno
Gli economisti di Banca Intermobiliare osservano peraltro che «un obiettivo di crescita del 7,5%, malgrado il disappunto iniziale, è ancora un ritmo di crescita compatibile con un soft landing, senza dimenticare il target fissato per l'inflazione (obiettivo al 4%, superiore alle stime di consensus), che lascia ancora spazio a ulteriori interventi di politica fiscale e monetaria».
Anche secondo Schroders i segnali macro – in particolare le aspettative dei responsabili degli acquisti per le imprese provenienti dal vecchio "Impero di mezzo" indicano una frenata, ma non un crollo della crescita e neppure un hard landing dell'economia.
La questione cinese oggi è uno degli argomenti più controversi fra gli investitori, spiega una nota di Jp Morgan, «perché ci sono molte preoccupazioni su un eccesso di investimenti: oggi la Cina investe più del doppio del Brasile in termini di percentuale sul Pil, e questo potrebbe causare una bolla immobiliare». Tuttavia, in generale, i prezzi si sono mantenuti in linea con l'incremento nominale del Prodotto interno lordo, quindi non dovrebbero esserci grandi problemi dal punto di vista della sostenibilità dei prezzi.
Anche perché il rapporto fra investimenti in conto capitale e fatturato (capex/sales ratio) è sceso, a livello generale nei mercati emergenti, dal 15-20% di dieci anni fa al 12% di oggi. Negli ultimi anni i criteri di gestione finanziaria in Cina sono decisamente migliorati e la razionalizzazione dei costi ha abbassato il rapporto capex/sales. Un miglioramento generale – sia a livello Paese che a livello imprenditoriale – che spinge a una forte rivalutazione del renminbi, la valuta nazionale cinese. «Le autorità di Pechino – osserva Carcano – certamente continueranno nella rivalutazione moderata di qualche punto percentuale all'anno con l'obiettivo di aprire la strada, anche attraverso le sperimentazioni che possono fare nella "regione amministrativa speciale" di Hong Kong, all'uso del renminbi come valuta di riserva a livello globale».
«La fiducia nell'economia cinese è calata negli ultimi mesi, a causa dei timori legati al rallentamento della crescita e al crollo dei prezzi degli immobili – ammette Diamond Lee, gestore del fondo Ignis International China – ma, analizzando la situazione, bisogna evitare un atteggiamento troppo prudente». Anche perché, prima di tutto, «va considerato che il Governo cinese non resterà con le mani in mano, lasciando che la disoccupazione aumenti senza reagire. Storicamente, in situazioni marginali, le autorità di Pechino hanno sempre favorito la crescita rispetto ai vincoli economici ed è improbabile che oggi si comportino diversamente».
Tuttavia non potranno essere completamente ignorati i vincoli di bilancio. È questo il motivo per cui finora, continua Lee, «abbiamo visto soltanto tentativi di allentamento piuttosto discontinui, un taglio al rapporto di riserva obbligatoria e la fine della rigida politica monetaria nel terzo trimestre del 2011. Inoltre c'è stata la promessa di una riduzione delle imposte per le Pmi imprese, la possibilità di emettere obbligazioni per alcune istituzioni locali selezionate, tassi ipotecari inferiori in alcune città, agevolazioni fiscali per i mutui a Chongqing e due brevi tornate di acquisti coordinati di azioni di tipo A delle società quotate di proprietà statale (vedi tabella, ndr). Non abbiamo, però, visto alcuna iniziativa politica coraggiosa analoga al pacchetto di stimolo da 600 miliardi di dollari adottato nel 2008».
Comunque, conclude Lee, «gli sviluppi al di fuori della Cina dovrebbero fornire un sostegno. Il miglioramento dei dati Usa e l'espansione del bilancio della Banca centrale europea potranno fornire uno stimolo supplementare per gli esportatori cinesi. In sintesi, benché il sentiment verso la Cina si sia smorzato negli ultimi tempi, crediamo in realtà che i dati economici siano relativamente sani. I driver favorevoli restano validi e, se sarà necessario, ci sarà una risposta politica, anche se i vincoli economici impediscono al Governo di attuare misure preventive».
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12/03/2012