Pechino, 25 giu.- L'atteso diario di Li Peng fa la sua comparsa sugli scaffali delle librerie americane. A pochi giorni dalla notizia del blocco ad Hong Kong della stampa di 20mila copie di "The Critical Moment, Li Peng Diaries", il testo che dovrebbe gettare nuova luce sui tragici fatti di Tian'anmen riesce con difficoltà a raggiungere il pubblico occidentale. La pubblicazione era stata annunciata a sorpresa il 4 giugno scorso in occasione del 21esimo anniversario di Tian' anmen; a curare l'edizione Bao Pu, il figlio di Bao Tong, consigliere di punta del PCC alla fine degli anni '80, che aveva giù pubblicato l'anno scorso le memorie di Zhao Ziyang, ex-Segretario generale scomparso nel 2005.
L'uscita del libro era attesa per il 22 giugno, ma Bao Pu sarebbe stato obbligato a sospenderla dopo gli avvertimenti da Pechino su una presunta violazione di copyright, un'accusa incentrata sul richiamo a "questioni morali". Nessun commento è stato rilasciato sulla destinazione delle copie già stampate.
Il manoscritto aveva già in precedenza suscitato dure reazioni da parte del governo cinese, che nel 2004 aveva posto un veto allo stesso Li Peng sulla divulgazione di un testo controverso, che rischia di mettere compromettere la legittimità del Partito Comunista Cinese. Il diario conterrebbe infatti sconvolgenti dettagli sulle decisioni che hanno portato alla violenta repressione del movimento democratico del 4 giugno 1989: a imporre la legge marziale sarebbero stati alcuni degli attuali leader cinesi, tra cui il presidente Hu Jintao e il premier Wen Jiabao. Centrale il ruolo svolto da Deng Xiaoping, che in privato avrebbe definito inevitabile "versare del sangue" per soffocare la protesta.
Bao Pu aveva ottenuto nel gennaio scorso un manoscritto di 279 pagine dalle mani di un misterioso intermediario, e solo dopo alcuni mesi era riuscito a stabilirne l'autenticità, riconducendolo proprio all'ex-premier Li Peng. La questione sembrerebbe al momento restare aperta: sebbene il "macellaio di Pechino" – così è stato definito Li - non abbia né smentito né confermato la paternità dell'opera, il governo cinese ha comunque proceduto a bloccarne le pubblicazione. Anche se restano oscuri sia l'identità dell'intermediario sia le motivazioni che avrebbero portato alla scelta di rivolgersi alla New Century Press, il fatto che Bao Bu abbia curato anche la pubblicazione del diario segreto di Zhao Ziyang – apparso con il titolo "Prisoner of the State" il 19 maggio 2009 in occasione dell'anniversario dell'ultima apparizione pubblica di Zhao in piazza Tian' anmen – potrebbe spiegare il collegamento solo in apparenza misterioso con la casa editrice. "Prisoner of the State" ha dimostrato che la decisione di sopprimere la rivolta e allontanare Zhao è stata assunta illegalmente, nella violazione delle normali procedure del Pcc, e questo potrebbe spiegare come Bao sia diventato un personaggio inviso alla classe politica cinese.
La pubblicazione negli Stati Uniti è invece opera della West Point Publishing House, piccola casa editrice di Zheng Cunzhu, leader del movimento studentesco del 1989, che avrebbe deciso di devolvere la metà dei profitti alle vittime di Tian 'anmen. Zheng ha scaricato i diari dal Web (il testo infatti ha cominciato a girare in rete subito dopo il 21° anniversario dei fatti di piazza Tian'anmen, prima che fosse prontamente censurato) provvedendo a stamparne un migliaio di copie in cinese semplificato, senza che Li Peng e i suoi legali sollevassero il minimo problema sui diritti d'autore, un episodio che potrebbe metterne in dubbio l'effettiva autenticità. Non è noto se la copia del manoscritto posseduta da Zheng sia la stessa che stava per essere pubblicata ad Hong Kong; quel che è certo è che nei suoi progetti futuri c'è la pubblicazione di una versione in caratteri tradizionali destinata ai mercati di Taiwan e Hong Kong.
In un periodo in cui la riforma politica in Cina sembra essere tornata al centro dei dibattiti, l'esigenza di trovare una nuova legittimità - anche in vista dell'importante ricambio generazionale previsto per il 2012 - sembra amplificare l'insicurezza del Partito. Non sono soltanto i dibattiti teorici alimentati in seno alla Scuola Centrale del PCC sulla necessità di limitare l'egemonia del Partito Unico e sbloccare il processo di separazione dei poteri, ma anche i sintomi di una crescente insofferenza che provengono dalla società civile: il recente aumento delle tensioni sociali - che rivelano la difficoltà del PCC di gestire le crescenti tensioni interne attraverso la formazione di un consenso "tecnico" - oggi potrebbero ostacolare l'approccio denghista adottato dal classe politica nel post-4 giugno per evitare una nuova insorgenza democratica.