I big cinesi cercano fornitori a Torino
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I big cinesi cercano fornitori a Torino

I big cinesi cercano fornitori a Torino

Indotto. Workshop tra oltre 30 aziende piemontesi e otto colossi dell'automotive per possibili partnership
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TORINO. Dal nostro inviato
«Domani visiteremo l'impianto, credo ci siano buone possibilità di collaborazione». In Bitron incrociano le dita. L'azienda di Grugliasco, già presente in Cina, ha catturato l'interesse del colosso dell'auto cinese Jac, 5,4 miliardi di dollari di vendite, 30mila dipendenti, 600mila vetture prodotte all'anno. Xiang Xingchu, vicedirettore generale, è qui a Torino insieme ad altri sette big cinesi del comparto per incontrare 35 aziende del territorio legate all'automotive. Gli otto tavoli per i meeting sono spartani, schierati nella grande sala del Centro Congressi di Torino, il colpo d'occhio ricorda un torneo di scacchi.
E per certi versi le tattiche sono analoghe, con le aziende italiane all'attacco, per mostrare presentazioni, prodotti e progetti, e i cinesi un po' sulla difensiva: nessuna promessa nessun impegno, si vedrà. «Quando li saluto alla fine dell'incontro – spiega Pietro Uslenghi, vicepresidente della società di progettazione Blue Engineering – mi faccio sempre promettere di avere una risposta alle mie mail, il primo ostacolo è mantenere i contatti dopo questi incontri».
Il workshop, organizzato dal Centro Estero per l'Internazionalizzazione e l'Ice e promosso da Regione Piemonte e Camera di commercio di Torino, ha l'obiettivo di avviare contratti e partnership verso il primo mercato mondiale dell'auto, forte nel 2010 di ben 18 milioni di vetture. E la debolezza del mercato italiano è in questo momento una spinta in più. «Lo stop di Mirafiori per l'indotto è un problema – chiarisce Vittorio Roccavilla, direttore vendite della società di ingegneria Amet –. Noi, con appena 3,5 milioni di ricavi, non abbiamo la dimensione per poter andare da soli in Cina a cercare business, queste occasioni sono fondamentali per farci conoscere e presentare le nostre attività». Al tavolo del produttore di auto Chery il direttore delle operazioni internazionali Wang Canjun prende appunti, segna le impressioni dopo i colloqui, mette un "pallino" a fianco delle aziende considerate più interessanti. «Cerchiamo partner nello stile e nella progettazione della scocca – ci spiega –, qui a Torino ci sono grandi competenze, una cultura storica dell'auto di cui noi vogliamo approfittare». Tra le tante Pmi presenti spicca un colosso come Magneti Marelli, attiva in Cina con quattro impianti, l'ultimo dei quali frutto di una joint venture negli ammortizzatori. «Ad oggi in questa unità produciamo tre milioni di pezzi – spiega Michele Spina, responsabile ricerca e sviluppo della divisione Dynamic Systems – ma l'obiettivo è raddoppiare a breve il nostro output». La giornata passa veloce, gli interlocutori cambiano di continuo, quasi cento gli incontri realizzati. Un bilancio? «Il know how delle vostre Pmi è eccezionale – spiega sorridendo il manager di Jac – credo dovremmo venire qui più spesso».
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