HUIJIN CORRE IN AIUTO DELLE 4 GRANDI BANCHE CINESI

HUIJIN CORRE IN AIUTO DELLE 4 GRANDI BANCHE CINESI

Pechino, 11 ott.- Le quattro più importanti banche cinesi annaspano, e il braccio nazionale del fondo sovrano di Pechino corre in loro soccorso: Huijin Investment Ltd ha annunciato lunedì l'acquisto di titoli dei quattro principali istituti di credito con un secco comunicato pubblicato sul suo sito, nel quale annuncia che "il fondo continuerà a portare avanti le relative operazioni di mercato", senza specificare se gli acquisti avverranno presso la borsa di Hong Kong o quella di Shanghai.

 

La mossa è congegnata per concedere un po' di ossigeno ai titoli delle quattro grandi banche, messi a dura prova dal rallentamento dell'economia globale e dalle misure restrittive imposte dalla Banca centrale contro l'inflazione, ma anche dai massicci prestiti alle amministrazioni locali, che stanno diffondendo sempre più timori sullo scoppio di una bolla creditizia.

 

Così, il governo ha sguinzagliato Huijin, sorta di ramo nazionale del più famoso  fondo sovrano China Investment Corporation, noto per i consistenti investimenti all'estero, proprio mentre lunedì la borsa di Shanghai scendeva ai livelli più bassi degli ultimi due anni e i titoli del settore finanziario risultavano tra quelli con l'andamento peggiore.

 

Le autorità cinesi non hanno reso noto l'esatto ammontare degli investimenti di Huijin, ma secondo le indiscrezioni pubblicate su Trade The News –la community online dedicata ai traders curata da Forbes- una stima plausibile si aggira intorno ai 14.6 milioni di titoli per Industrial and Commercial Bank of China (valutati attorno ai 7.58 milioni di dollari presso la borsa di Hong Kong) e a circa 39 milioni di titoli per Agricultural Bank of China (stimati a 13.3 milioni di dollari), mentre per gli altri due grandi istituti di credito cinesi – Bank of China e China Construction Bank- non è stato possibile fornire proiezioni adeguate.

 

Con questa mossa, di fatto, il Dragone sembra tornare alla strategia del 2008, quando il governo sosteneva direttamente le banche nei momenti più bui della crisi.

 

Ma la situazione di oggi sembra differente, perché oltre che con il rallentamento dell'economia globale la Cina deve fare i conti anche con un fronte interno molto complesso e in continua evoluzione.

 

Tra la fine del 2008 e il 2010, per fare fronte alla crisi con un vasto pacchetto di stimoli economici, il governo cinese ha chiesto alle banche di dilatare al massimo la disponibilità del credito, soprattutto nei confronti delle amministrazioni locali: è il fenomeno delle cosiddette "LIC", agenzie semipubbliche - nei cui consigli d'amministrazione siedono spesso gli stessi politici locali o loro uomini di fiducia - che hanno ottenuto dalle banche un'enorme massa di prestiti presentando come garanzia la terra, che in Cina è ancora di proprietà dello Stato.

 

A quanto ammonta il credito concesso ai veicoli finanziari delle amministrazioni locali? Impossibile saperlo con certezza, anche se alcune stime indipendenti lo situano attorno ai 10700 miliardi di yuan, pari a circa 1230miliardi di euro.

 

Ma non c'è solo il debito locale a turbare i sonni delle grandi banche cinesi. Nelle ultime settimane sono emersi timori sempre più consistenti sulla tenuta del cosiddetto "shadow banking" o "sistema di prestiti informali", un circuito di credito parallelo diffuso in tutto il paese nel quale- attraverso i contributi versati da aziende e famiglie- si applicano tassi d'interesse annuali che possono arrivare al 100%, più di quindici volte rispetto ai quelli applicati dalle banche. Questi prestiti servivano a coprire buchi di liquidità temporanei, ad esempio pagare fornitori, e venivano pagati nell'arco di qualche settimana o di qualche mese a tassi ovviamente inferiori rispetto a quelli applicati annualmente, ma comunque intorno alla media del 25%.

 

Qualcosa, in questo sistema, sta cambiando. Secondo i media di un'importante città imprenditoriale come Wenzhou, nel sud del paese, l'impossibilità di ripagare i debiti ha portato alla bancarotta alcuni operatori del settore immobiliare e sta  innescando una catena di fallimenti che hanno già condotto un certo numero di imprenditori a sparire dalla circolazione.

 

Le quattro grandi banche cinesi risentono di questo clima di sospetto, e il governo è sceso in campo attraverso Huijin per ristabilire la fiducia. Tuttavia, nessuno sembra davvero in grado di garantire sulla tenuta del meccanismo: secondo una stima di Nomura, il colosso giapponese della consulenza, se il governo dovesse correre al salvataggio dell'intero sistema il rapporto debito-PIL schizzerebbe al 135%.

 

"Le possibilità di un'esplosione del sistema dei prestiti-ombra aumenterà notevolmente se il governo non riesce ad agire immediatamente" scrivono gli analisti in un rapporto.

 

di Antonio Talia

 

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