Pechino, 28 set.- Se ad est e a sudovest le relazioni con Giappone ed India sperimentano ogni giorno nuove tensioni, c'è un vicino, a nord, col quale Pechino sembra intrattenere rapporti sempre più stretti: la delegazione russa guidata dal presidente Dmitrij Medvedev, che si tratterrà in Cina fino a mercoledì, ha firmato ieri numerosi accordi di cooperazione sulla lotta al terrorismo e sul settore bancario. Ma la parte del leone, naturalmente, è destinata alla collaborazione energetica: della delegazione partita da Mosca, oltre al ministro dell'Energia Sergej Shmatko, fa parte anche Alexej Miller,amministratore delegato di Gazprom, che punta a trasportare in Cina le sue prime forniture di gas naturale entro il 2015, con un certo ritardo rispetto alle previsioni che davano il 2011 come data di consegna. "Non ci sono limiti alla crescita del consumo di gas in Cina - ha dichiarato ieri il vicepremier Igor Sechin - e Mosca può fornire a Pechino tutto il gas di cui ha bisogno".
La Cina, il primo produttore di emissioni al mondo, mira a ridurre la sua dipendenza da carbone e petrolio triplicando l'impiego di gas fino a trarre da questa fonte il 10% del suo fabbisogno energetico entro il 2020; il gas naturale andrebbe così ad aggiungersi alle ingenti esportazioni di petrolio russo verso la Cina che, se da un lato consentono a Mosca di diversificare le destinazioni delle proprie risorse energetiche da quella rotta europea che più di una volta ha creato frizioni con gli stati partner, dall'altro permettono a Pechino di soddisfare la sua continua fame di energia, talmente immensa da averle fatto superare nel 2009 - secondo i dati dell'International Energy Agency - il record dei consumi che Washington deteneva da più di un secolo. L'anno scorso la Russia aveva firmato con la Cina un accordo ventennale di forniture petrolifere in cambio di un prestito da 25 miliardi di dollari alla compagnia statale Rosneft e al monopolista degli oleodotti Transneft; Medvedev e Hu Jintao hanno partecipato ieri alla cerimonia per la fine dei lavori della sezione cinese dell'enorme pipeline ESPO (Eastern Siberia-Pacific Ocean), che dal primo gennaio trasporterà ogni giorno 300mila barili di greggio russo fino alla città di Daqing, attraverso la tratta Skovordino-Mohe.
A quando un accordo definitivo anche sul gas? Al momento, l'unico termine contrattuale che separa i due paesi è quello relativo al prezzo: "Contiamo di siglare gli ultimi accordi commerciali entro i primi sei mesi del prossimo anno" ha dichiarato ancora Sechin, mentre molti analisti sostengono che per la Cina il costo finale del gas russo sarà abbastanza simile alle tariffe applicate ai paesi europei. La Russia, infine, progetta in Cina la costruzione di altri due reattori nucleari da 1000 megawatt per il prossimo anno, oltre alle due unità già ultimate nel 2007 nei pressi di Shanghai. "La collaborazione tra Russia e Cina è ad un nuovo inizio" ha dichiarato il presidente Hu Jintao. E, anche se l'accordo sul prezzo finale del gas non è ancora stato raggiunto, ad osservare le relazioni con altri, più problematici vicini, si capiscono le ragioni della sua soddisfazione.
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