Pechino, 15 giu.- Analisi e cure negate a milioni di bambini cinesi avvelenati dal piombo. Dietro il rifiuto: i governi locali. E' questo il nuovo scandalo portato all'attenzione pubblica da Human Rights Watch, organizzazione per la difesa dei diritti umani con sede a New York. Secondo l'associazione, funzionari locali avrebbero limitato l'accesso agli esami, bloccato o falsificato i risultati delle analisi e negato i trattamenti ai bambini intossicati, mentre familiari e giornalisti che hanno cercato di far luce sulla questione sono stati intimoriti, trattenuti e minacciati. E' il quadro che emerge dal lungo rapporto di HRW pubblicato oggi dal titolo "My children have been poisoned: a public health crisis in four chinese provinces". Le quattro province in questione sono l'Henan, lo Yunnan, lo Shaanxi e l'Hunan, dove l'attività industriale ha pesantemente contaminato ambiente, villaggi e persone. Ed è qui che le autorità hanno gestito la situazione allarmante in modo del tutto arbitrario, sostiene il direttore di HRW Joe Amon. "I funzionari delle zone contaminate, ad esempio, hanno permesso l'accesso agli esami del sangue solo a quelle persone che vivono nelle vicinanze di una fabbrica. Una volta effettuati i test, nella maggior parte dei casi, i risultati sono stati modificati o direttamente nascosti ai familiari dei bambini" spiega Amon.
"Mio figlio è stato male a lungo, ma non riuscivamo a capire cosa non andasse - riferisce a HRW la madre di una delle vittime -. Ad agosto quando molti bambini furono sottoposti ai test per misurare il livello di avvelenamento, portammo anche nostro figlio. Il risultato fu 8 μg/dL. A settembre ci recammo in un'altra città per ripetere l'analisi. Il referto fu 22 μg/dL".
Quanto alle cure, i dottori si sono limitati a prescrivere la semplice assunzione di latte, aglio, ananas e uova.
"Il governo mi ha dato alcune teste d'aglio per curare mio nipote. Ho chiesto dei farmaci, qualcosa che lo facesse stare meglio, ma mi è stato detto che la medicina non funziona contro l'intossicazione da piombo" ha raccontato una nonna dello Shaanxi. "Ci hanno riferito che tutti i bambini del villaggio avevano riportato una forma di intossicazione, poi, qualche mese dopo ci hanno detto che erano guariti tutti" ha raccontato una madre dello Yunnan aggiungendo che il dottore non ha voluto mostrarle però i risultati delle analisi del figlio.
Tuttavia, per quanto le autorità riescano (almeno momentaneamente) a camuffare il fenomeno, le conseguenze saranno ben visibili nel futuro prossimo con elevati costi sociali e sanitari. Il piombo è infatti talmente tossico che può interrompere le funzioni cognitive, biologiche e neurologiche di un individuo. L'ingestione di alti livelli di piombo, si legge ancora nel rapporto, può causare danni allo stomaco, al cervello, ai reni, al fegato e al sistema nervoso. Non solo. Può causare anemia, convulsioni, coma e morte. Nei bambini poi gli effetti sono devastanti tanto da compromettere la crescita motoria, cognitiva fino ad arrivare alla perdita dell'udito.
Inquinamento, malasanità, mancanza di etica e negligenza dell'amministrazione locale si intrecciano ancora una volta in Cina in un nuovo caso che riporta la questione del welfare e della tutela dei cittadini sotto la lente d'ingrandimento. Secondo il rapporto, nonostante il governo cinese abbia imposto alcune limitazioni alle industrie per limitare i disastri ambientali, i funzionari locali continuano ad ignorare le conseguenze di un tale inquinamento. Di pari passo con la crescita economica, il Dragone ha visto aumentare il livello di degrado ambientale e, con esso, il numero di intossicazioni di massa che nelle ultime decadi si sono accesi come focolai in varie zone del Paese. In risposta in ministero per la Protezione dell'Ambiente è diventato più esplicito ordinando ai governi locali di aumentare il controllo e la supervisione delle attività industriali e di rafforzare le disposizioni in materia di protezione ambientale. Il ministero ha inoltre assicurato pene severe per gli industriali e funzionari che avrebbero provato trasgredire le restrizioni. Ma le promesse sono cadute nel vuoto, si legge ancora nel documento di HRW, così come l'incremento delle disposizioni a livello locale. Nonostante Pechino provi a frenare il fenomeno, episodi di avvelenamento continuano a susseguirsi favoriti soprattutto da un'assenza di leggi specifiche e dalla volontà dei governi locali di raggiungere elevati livelli di produttività.
Ora l'associazione umanitaria chiede al ministero della Salute cinese di individuare le aree a rischio , sottoporre tutti alle analisi del sangue e garantire alle persone intossicate le cure necessarie. Dal canto suo, continua HRW, il ministero dell'Ambiente dovrebbe rafforzare le leggi e chiudere tutte le fabbriche fino a un allineamento agli standard richiesti. "Il governo cinese deve iniziare a realizzare che i costi dell'inquinamento ambientale sono enormi" ha sottolineato Amon.
di Sonia Montrella
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