HONG KONG, VENDITA RECORD PER ANTICA TABACCHIERA CINESE
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HONG KONG, VENDITA RECORD PER ANTICA TABACCHIERA CINESE

HONG KONG, VENDITA RECORD PER ANTICA TABACCHIERA CINESE

Arte
HONG KONG, VENDITA RECORD PER ANTICA TABACCHIERA CINESE
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Roma, 28 nov. - Una tabacchiera da fiuto cinese del diciottesimo secolo è stata venduta per la cifra record di 25,3 milioni di dollari di Hong Kong (pari a circa due milioni e 500 mila euro) all'asta autunnale di Bonhams, superando di gran lunga la stima preliminare. La 'snuff bottle', alta otto centimetri, è in vetro smaltato e risale al periodo dell'imperatore Qianlong (1753-1796).
La stima preventiva era tra i 4,9 e i 9 milioni di dollari di Hong Kong, esclusi i diritti d'asta (a carico del compratore).
La tabacchiera è stata venduta ad un collezionista asiatico rimasto anonimo che ha partecipato all'incanto per via telefonica, e apparteneva alla rinomata collezione Mary and George Bloch. La notizia è riportata dal quotidiano hongkonghese South China Morning Post.  
di Costanza Boriani



IL MERCATO DELL'ARTE IN CINA


Fino a 40 anni fa possedere un pezzo d'arte in Cina era ritenuto illegale, oggi il Gigante asiatico si presenta come il primo mercato d'arte al mondo. Un settore in forte espansione e che cresce a ritmi vertiginosi visto non solo l'interesse che riesce a catturare in acquirenti provenienti da tutto il mondo, ma sopratutto grazie al boom economico che accompagna l'ascesa del Dragone nel panorama mondiale. Negli ultimi 10 anni case d'asta cinesi e straniere, quali Sotheby's e Christie's, hanno battuto prezzi da capogiro tanto che molti esperti si dicono preoccupati che il settore possa surriscaldarsi. Secondo una stima del 2007, 5 dei 10 migliori artisti viventi al mondo avevano un passaporto cinese. In un mercato dominato da secoli da acquirenti occidentali, i collezionisti cinesi hanno saputo gradualmente ritagliarsi il loro spazio conquistando una fetta sempre più grossa della torta.


Solo qualche anno fa con l'impennata della classe medio borgese cinese, il Dragone ha superato la Francia piazzandosi al terzo posto nella classifica dei maggiori mercati d'arte al mondo. Dopo un relativo rallentamento, il Gigante asiatico è tornato ad aggredire il mercato dell'arte superando all'inizio dell'anno anche il Regno Unito.  Secondo un rapporto dell'European Fine Art Foundation del febbraio scorso, nel 2010 la Cina ha rappresentato il secondo mercato al mondo per arte e antichità dopo gli Stati Uniti. Tradotto in termini numerici, Pechino si è aggiudicata il 23% del mercato artistico mondiale mentre Washington il 34%. Poco dopo è arrivato il sorpasso finale: "Nell'anno appena trascorso, la Cina ha rappresentato il 33% delle vendite globali di Belle Arti (pittura, installazioni, sculture, disegni, fotografie, stampe), contro il 30% degli USA, il 19% nel Regno Unito e il 5% in Francia" si leggeva a marzo in un comunicato di ArtPrice. Un mercato quasi del tutto interno.


Da cosa è dipeso? Secondo gli esperti di ArtPrice ciò è dovuto all'operato di due attori: Stato e classe abbiente. "Il settore dell'arte cinese ha beneficiato del sostegno del suo governo e dei collezionisti cinesi che sono 'patrioti' e pronti ad investire. La Cina ha capito la forza dell'arte nella storia delle nazioni" si legge ancora in un comunicato dell'Osservatorio. Ma non solo. Secondo molti addetti ai lavori, dietro l'impennata del settore non c'è propriamente un rinnovato interesse per l'arte da parte dei cinesi, quanto piuttosto uno spirito imprenditoriale e una volontà di circondarsi di oggetti preziosi. Con le dovute eccezioni, il mercato dell'arte cinese è alimentato sopratutto dai super ricchi della Nuova Cina che vedono l'opera d'arte come un bene rifugio, un affare o uno status symbol alla pari di una Lamborghini. Lo dimostra il picco delle vendite registrato a seguito della crisi mondiale nel periodo 2008-2009 che ha spinto molti facoltosi uomini d'affari cinesi a investire nel settore rivolgendo lo sguardo anche alle opere di artisti occidentali. O i pezzi su cui ricade la scelta degli 'appassionati d'arte': nella maggior parte dei casi gli acquirenti cinesi si battono per portare a casa opere di artisti nazionali molto conosciuti, spesso appartenenti al filone dell'arte tradizionale, dimostrando così in molti casi una scarsa conoscenza, e interesse, per ciò che va al di là del dipinto per così dire a 'investimento sicuro'.

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