HK TORNA ALLA NORMALITA' DOPO 74 GIORNI DI OCCUPY

di Eugenio Buzzetti

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Pechino, 12 dic. - Il traffico a Hong Kong è tornato lentamente alla normalità dopo la rimozione, nella serata di ieri, degli ultimi blocchi stradali nel quartiere di Admiralty, cuore delle proteste pro-democratiche che hanno scosso Hong Kong per 74 giorni. Il bilancio dell'ultima notte di Occupy Central è di 247 arresti di manifestanti, attivisti politici, membri del parlamento e alcune celebrità locali che sono stati presi in consegna ieri dalle forze dell'ordine durante la rimozione delle ultime barricate. Per rimuovere gli ultimi presidi sono stati impiegati circa settemila agenti di polizia divisi in due turni, secondo le cifre diffuse dalle autorità di Hong Kong, a partire dalle prime ore del mattino di ieri. Le forze dell'ordine della città hanno fatto sapere, oggi, che nei prossimi giorni rimuoveranno anche gli ultimi presidi rimasti nelle atre aree interessate dalle manifestazioni degli ultimi due mesi e mezzo, a Causeway Bay e Mong Kok.

 

Gli studenti che hanno animato la campagna di disobbedienza civile cominciata ufficialmente proprio ad Admiralty il 28 settembre scorso, hanno promesso, nelle ultime ore, nuove iniziative nei prossimi mesi. Oggi, in uno dei primi confronti tra i leader studenteschi e gli uomini politici di Hong Kong, James Tien, deputato del Liberal Party, di orientamento moderato, ha mandato un messaggio di apertura agli studenti, rappresentati da Lester Shum, della Federazione degli Studenti di Hong Kong, la sigla che riunisce gli studenti universitari. Tien ha dichiarato che, dalla loro prospettiva "quello che gli studenti dicono e la loro logica, ha senso", confermando che esistono diversi punti di vista sul concetto di suffragio universale, alla base delle proteste di Occupy Central.

 

Mentre la situazione torna alla normalità a Hong Kong, la Cina riflette sul movimento di disobbedienza civile. Il quotidiano China Daily, in un editoriale pubblicato oggi, parla della "rivoluzione degli ombrelli", altro nome con cui è noto il movimento di Occupy Central, come della "versione di Hong Kong della rivoluzione colorata". Secondo il principale quotidiano cinese in lingua inglese, "l'avventura politica, sostenuta da forze esterne che hanno tramato per contenere l'ascesa della Cina sono andate contro gli interessi generali della società di Hong Kong e della nazione, così come alla volontà dei residenti di Hong Kong", che nelle ultime settimane si erano espressi in maniera contraria al proseguimento dei blocchi stradali. "La sconfitta della rivoluzione degli ombrelli - conclude il China Daily - ha mandato anche un messaggio chiaro alle forze ostili, sia all'interno che all'estero: in termini di principio, il governo centrale non farà alcuna concessione".

 

Il Global Times evita, invece, il paragone con altri movimenti accaduti nel recente passato in altre parti del mondo. "La risolutezza del governo centrale di non fare concessioni alle forze radicali a Hong Kong ha determinato la traiettoria della situazione", scrive il giornale edito dal Quotidiano del Popolo, l'organo ufficiale del PCC. Erroneo anche il paragone con l'epoca coloniale di Hong Kong. "Chi crede che la democrazia illimitata sia la soluzione a un diluvio di enigmi sociali a Hong Kong è anche nostalgico del dominio coloniale sotto la Gran Bretagna, quando non c'era affatto democrazia. E' un paradosso". Il Global Times si sofferma, infine, su tre fattori necessari al mantenimento della stabilità sociale. "La Cina deve migliorare la capacità di risolvere i problemi attraverso le riforme; allo stesso tempo i cittadini dovrebbero avere aspettative realistiche nei confronti del governo. La società dovrebbe raggiungere un consenso contro le politiche di strada. Questi - conclude il Global Times - sono tre pilastri cruciali per sorreggere la sicurezza e la stabilità della Cina nel lungo periodo".


12 dicembre 2014 

 

Photo credit: Miranda Wong

 

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