HAIMEN, PROTESTE IMPIANTO INQUINANTE

Pechino, 20 dic. - Ennesimo episodio di protesta popolare in Cina. Ad Haimen, una città nella provincia del Guangdong, cuore pulsante industriale del 'gigante asiatico', la polizia in assetto anti-sommossa ha dovuto usare i gas lacrimogeni e i manganelli per disperdere una folla che aveva assalito alcuni edifici governativi. Lo hanno riferito testimoni. I manifestanti chiedevano il trasferimento di un impianto industriale alimentato a carbone perché produrrebbe residui tossici e dannosi per la salute. Secondo le fonti c'è una vittima, un quindicenne, e oltre un centinaio di persone sono state selvaggiamente picchiate. Le telefonate all'ufficio del governo locale per avere conferma della notizia non hanno ricevuto risposta; e una donna che ha risposto all'ufficio di polizia ha smentito che ci siano state proteste nella città. Haimen è ad appena 115 chilometri dal villaggio di Wukan, i cui abitanti sono da giorni in aperta rivolta contro il governo locale per quelle che considerano le confische illegali dei loro terreni. Non sembra esserci alcun collegamento con i due episodi che, però, sono un evidente segno della tensione che cova sotto le ceneri della società cinese, soprattutto nel Guangdong, la provincia più ricca e il centro manifatturiero del Paese.

 

Intanto a Wukan la situazione non sembra essersi ridimensionata. I residenti del villaggio hanno minacciato di marciare fino agli uffici del governo locale per esprimere ancora una volta il proprio dissenso contro le espropriazioni dei terreni effettuate dai funzionari locali e per la morte sospetta del leader delle proteste Xue Jinbo, avvenuta sotto la custodia della polizia. La famiglia del defunto ha rigettato il referto delle autorità sul decesso per cause naturali, ed è sempre più diffuso tra la popolazione il sospetto che l'uomo sia stato sottoposto ad abusi e violenze corporali.
"La marcia prevista per domani, potrebbe essere annullata - fa sapere Yang Semao, uno dei rappresentanti del villaggio – ma solo a patto che le autorità accettino le condizioni che abbiamo intenzione di proporre a Lufeng (centro urbano sede degli organi amministrativi)"; le condizioni comporterebbero lo scioglimento delle barricate della polizia intorno a Wukan, la possibilità ai giornalisti di vedere il corpo di Xue e l'installazione di un comitato di investigazione preposto per le proteste. Ma la proposta avanzata da Yang non sembra placare gli animi dei residenti del villaggio profondamente scossi dalla morte di Xue e assolutamente disillusi riguardo un eventuale accordo con le autorità.

 

Nel frattempo il Southern Daily, il giornale ufficiale del Guangdong, ha reso noto che il governo della vicina città di Shanwei ha proposto dei negoziati: verranno restituiti 165 ettari di terreno e dati dei compensi ai residenti; "le autorità garantiranno gli interessi della popolazione" fa sapere il leader del PCC di Shanwei Zheng Yanxiong tramite un DVD proiettato alle barricate poste intorno a Wukan. Ma al termine della proiezione non sono mancate le proteste e le accuse di corruzione rivolte al leader locale.

 

Le proteste stanno aumentando notevolmente in tutto il territorio cinese; secondo gli esperti sono circa 90mila i casi verificati negli ultimi anni e le motivazioni principali ricorrenti sono corruzione, inquinamento, stipendi ed espropriazioni di terreni.

 

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