Pechino, 1 lug.- La provincia del Guangdong vuole il secondo figlio. Le autorità locali hanno sottoposto all'attenzione di Pechino la richiesta di una deroga alla controversa normativa sul figlio unico introdotta nel 1979 (questo articolo). La provincia più popolosa della Cina – titolo strappato lo scorso anno all'Henan quando gli abitanti hanno toccato quota 140 milioni – chiede che le coppie formate da due figli unici possano avere il secondo bambino. Un'eccezione già concessa a molte aree urbane, Pechino e Shanghai in testa, ma mai a un'intera provincia, ad eccezione del Sichuan messo in ginocchio dal terremoto del 2008. Sono inoltre esenti – almeno ufficialmente - dalla politica del figlio unico le minoranze etniche; le famiglie nelle aree rurali di 19 province cui è concesso avere un secondo bambino se il primo è una femmina; i cinesi che rimpatriano; le coppie al secondo matrimonio e quelle in cui uno dei due sia affetto da un handicap limitante ai fini del lavoro.
"L'incremento della popolazione è ancora uno dei più grossi problemi che minaccia lo sviluppo economico del nostro Paese, ma se guardiamo in lontananza, la questione dell'invecchiamento della Cina non è meno grave" ha dichiarato al Nafang Daily Zhang Feng, direttore della Commissione per il controllo delle nascite della provincia. Sulla base dei criteri stabiliti dall'ONU, un Paese è considerato "anziano" quando le persone con un'età superiore ai 65 anni superano il 7%; o quando più del 10% della popolazione ha più di 60 anni. Il numero degli ultrasessantenni cinesi è passato da 41 milioni nel 1950 a 167 milioni nel 2009. Un trend destinato a crescere ancora: secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, infatti, nel 2020 ad aver superato la soglia dei 60 saranno oltre 248 milioni di cinesi, cifra che quasi raddoppierà nel 2050 incidendo su un quarto della popolazione. E le conseguenze di ciò si avvertiranno in ogni campo, dal mondo del lavoro che risentirà della carenza di manodopera, alle spese sanitarie, pensioni e welfare, sostengono molti economisti che suggeriscono a Pechino di rivedere la normativa sulla pianificazione familiare (questo articolo).
La proposta delle autorità del Guangdong mira inoltre a mettere un freno alle frequenti 'migrazioni' delle future mamme della provincia che scelgono di partorire ad Hong Kong dove non ci sono restrizioni per i secondi figli. Ma a tal proposito la misura servirà ben poco, sostiene Peng Peng ricercatore dell'Accademia di Scienze Sociali di Canton che sottolinea come la scelta di partorire nell'ex colonia britannica sia legata anche ai vantaggi che comporterà al bambino a partire dalla residenza hongkonghese. Non solo. Peng è scettico anche sull'efficacia della deroga: "E' davvero raro incontrare una coppia che abbia scelto di mettere al mondo un secondo figlio nonostante l'incremento del costo della vita e dell'impennata inflattiva. Per dare i suoi frutti, è necessario che la 'concessione' sia accompagnata dell'introduzione di sussidi governativi".
di Sonia Montrella
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