GRECIA, CINA: CONTINUINO I NEGOZIATI
Di Alessandra Spalletta e Sonia Montrella
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Pechino, 1 lug. - La Cina ha chiesto che i negoziati tra Atene e i suoi creditori continuino dopo il mancato pagamento della Grecia al Fmi. "Ci auguriamo - ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino - che i principali creditori mantengano aperti i colloqui con la Grecia e cerchino di raggiungere un accordo nel modo piu' veloce possibile per risolvere questa crisi".
Da Berlino Angela Merkel si mostra inflessibile di fronte alle aperture del premier greco Tsipras. "Nessun negoziato sui nuovi aiuti prima del referendum in Grecia". La cancelliera tedesca sostiene che Atene "non ha rispettato in pieno i suoi obblighi", anche se "il negoziato con la Grecia resta aperto". "Adesso siamo in attesa del referendum - dice la Merkel - Prima del referendum nessuna discussione su nuovi aiuti può aver luogo", anche perché a questo proposito ci sarà bisogno dell'approvazione del Bundestag. Il referendum convocato dal governo greco sulle condizioni poste dai creditori internazionali per riprendere i finanziamenti "non riguarda il restare o meno nell'euro". Lo ha dichiarato il premier ellenico, Alexis Tsipras, in un discorso televisivo alla nazione.
"Auspichiamo che l'Unione europea e l'eurozona possano risolvere la questione in modo adeguato e che la Grecia continui a far parte dell'area euro. In questo senso, la Cina continuerà a giocare un ruolo costruttivo" ha commentato ancora Hua Chunying.
La posizione di Pechino non è nuova con Atene che rappresenta per il Gigante asiatico la porta d'ingresso per la distribuzione dei prodotti cinesi in Europa e Africa. Questa settimana lo stesso premier Li Keqiang, in visita a Bruxelles, ha fatto sapere che oltre Muraglia nessuno vuole assistere a una Grexit ed ha assicurato che Pechino continuerà ad acquistare debito europeo.
La Cina non vuole una crisi nel cuore dell'Europa ed è spaventata dal possibile default della Grecia. Ma Pechino al momento non ha intenzione di offrire aiuti finanziari ad Atene. Ne sono convinti Michele Geraci, direttore del China Economic Research Program presso la Nottingham University Business School China e direttore del Global Policy Institute China, e Alberto Forchielli presidente di Osservatorio Asia intervistati oggi da Radio Radicale all'interno della rubrica in collaborazione con AgiChina. "Le dichiarazioni del premier Li Keqiang a Bruxelles a sostegno della Grecia, sono frasi di circostanza" spiega Geraci. "Il mancato, presunto, accordo tra Grecia e Europa si potrà protrarre nel tempo. Ma è chiaro, a mio avviso, che la Grecia è fallita nel 2001, quando è entrata nell'euro. Non perché abbia fatto i conti falsi, ma perché si è accodata a un carro la cui velocità era più forte di quella che Atene fosse in grado di sostenere". Alla Cina la partita greca interessa molto e un eventuale grexit terrorizza Pechino. "La Grecia può rappresentare il punto di arrivo della nuova via della seta. La Cina è già presente con investimenti nel porto del Pireo" continua Geraci, che aggiunge: "Molte sono le società presenti nel paese e non pochi i potenziali investitori che al momento sono al palo in attesa di capire l'evoluzione della crisi. Di sicuro la Cina non sarò oggi disponibile a dare soldi per aiutare la Grecia a risollevarsi. Pechino si aspetta che le cose peggiorino...". Per l'economista Geraci, quindi, le dichiarazioni ufficiali cinesi sono frasi di circostanza in attesa che la Grecia compia passi di uscita dall'Europa. " Anche se domenica ci fosse un risultato diverso dal referendum e la Germania decidesse di aiutare Atene, si tratterebbe di allungare la vita a un moribondo come è stato già fatto in passato nei due casi di bailout precedenti". Quindi nessun ruolo costruttivo per Pechino? "La Cina darà soldi alla Grecia quando la frittata sarà fatta e andrà a raccogliere i cocci. Arriveranno altre aziende cinesi, come Cosco nel Pireo, interessate a investire su aeroporti e autostrade che possano collegare per esempio il porto ai Balcani, come China Pacific Construction" scandisce Geraci.
Ma una cosa è sicura: alla Cina, una Grecia fuori dall'euro non conviene. Ne è convinto Alberto Forchielli: "L'Europa è il più importante mercato per l'export cinese. L'eventuale grexit avrebbe pesanti ripercussioni sulla domanda, e questo è un momento in cui la crescita in Cina sta avendo qualche difficoltà". Forchielli smentisce quindi la tesi secondo cui la Cina starebbe aspettando l'uscita della Grecia per 'raccogliere i cocci'. "Se la Grecia salta, diventa una sorta di Somalia europea. Ed è un paese dove i cinesi vogliono costruire aeroporti, autostrade; vogliono passare da lì per accedere all'Europa. Cosco comprò la gestione del Pireo prima della crisi. L'acquisto della prima concessione del porto avvenne prima della crisi greca, e Pechino decise di passare attraverso il porto greco anziché i porti italiani (Taranto, ndr). Fu una scelta precisa" commenta Forchielli ai microfoni di Radio Radicale. Anche sulla crisi greca si conferma l'asse Pechino-Berlino: "La Cina vuole la stabilità europea, quella tedesca in primis, anche in chiave anti americana. L'asse incrina anche l'alleanza atlantica. Ma il governo cinese non può decidere di investire 100 miliardi su altri paesi senza fare i conti con l'opinione pubblica fortemente contraria a operazione di salvataggio su paesi il cui reddito pro capite è quattro volte quello cinese". "Pechino non può permettersi di fare Babbo Natale con gente mediamente più ricca" conclude Forchielli.
Ascolta l'intervista su Radio Radicale
GLI INTERESSI CINESI IN GRECIA
La Cina ha più di un interesse in Grecia. Lo scorso febbraio il premier greco, Alexis Tsipras, ha ribadito l'importanza del suo Paese come porta d'accesso al mercato europeo per la Cina, mentre era a bordo della nave della Marina cinese che in quei giorni è al porto del Pireo per una missione cominciata lunedì scorso. "Diamo una speciale importanza agli esistenti investimenti cinesi in Grecia, incluse le importanti attività di Cosco nel porto del Pireo", ha dichiarato il primo ministro di Atene. Negli stessi giorni il premier Li Keqiang ha fatto pressioni su Tsipras per assicurare la tutela dei diritti delle società cinesi e appoggiare progetti nel porto.
Cosco, il più importante gruppo di spedizioni marittime cinese, è nella shortlist di uno schema di privatizzazioni del porto del Pireo, assieme ad altri quattro gruppi, per aggiudicarsi una quota di maggioranza del 67% dello scalo marittimo greco.L'espansione del porto siglata il 27 giugno del 2013 prevede un investimento da parte del gruppo cinese di 224 milioni di euro. L'interesse di Cosco non si ferma solo al settore dei porti: Wei Jiafu, a capo di Cosco, aveva dichiarato in quell'occasione, come scriveva il giornale greco Ekathimerini, che Cosco era pronto a compiere il passo di investitore strategico nel porto del Pireo a investitore strategico nel Paese, esprimendo l'interesse del gruppo anche per altre strutture presenti sul suolo greco.
Anche i giganti delle telecomunicazioni cinesi hanno iniziato a guardare verso Atene. L'anno scorso Zte Corporation (Zhongxing Telecommunication Equipment Corporation) ha ottenuto una prelazione sull'uso del Pireo come base logistica per il commercio in Europa. Quest'anno – secondo rumors – è il colosso Huawei a cercare un modo per penetrare il mercato greco.
Nel giugno dello scorso anno, in occasione della visita di Li Keqiang nella penisola ellenica Cina e Grecia hanno firmato accordi per 3,4 miliardi di euro. Tra le intese anche quella di un prestito alla Grecia per la costruzione di almeno dieci navi greche nei cantieri navali cinesi e accordi nel settore delle rinnovabili, per la costruzione di parchi solari in Grecia; il settore eno-gastronomico, per le importazioni di vino e olio d'oliva, e altri accordi per le importazioni cinesi e di marmo e granito.
1 luglio 2015
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