Pechino, 14 lug.- La Cina si dice preoccupata per l'andamento dell'economia statunitense e per le eventuali, prossime manovre della Federal Reserve. Anche se la posizione non è stata espressa direttamente ai massimi livelli della leadership, le dichiarazioni di un ricercatore del Centro di Ricerche sullo Sviluppo affiliato all'esecutivo, rese nel corso di un seminario organizzato dal governo, lasciano poco spazio a dubbi e sembrano rivolte direttamente a Washington: non sarebbe la prima volta che Pechino affida la comunicazione di punti di vista ufficiali a summit del genere.
"L'economia americana sta andando peggio del previsto, le prospettive sono preoccupanti e la Cina ha bisogno di valutare seriamente i rischi relativi alle sue vaste riserve di debito pubblico statunitense" ha dichiarato oggi Yu Bin, capo economista del Centro di Ricerche sullo Sviluppo.
Di più: Yu ha espresso "serie preoccupazioni" sulla possibile nuova manovra di alleggerimento quantitativo della Fed, che a detta del ricercatore potrebbe "danneggiare la Cina abbassando il valore del dollaro e aumentando i prezzi di tutte le commodities di cui l'industria cinese ha bisogno".
"Stiamo seguendo da vicino le mosse degli Stati Uniti per capire se introdurranno un terzo alleggerimento quantitativo, perché riteniamo che la decisione avrebbe un ampio impatto sull'economia cinese - ha detto ancora Yu -, il forte aumento dei prezzi delle commodities causato dalla svalutazione del dollaro avrà vaste ripercussioni sull'inflazione, sulla crescita economica e sulle vite quotidiane del popolo cinese" (questo dossier).
Le parole di Yu arrivano a stretto giro di posta dopo le dichiarazioni rese ieri dal presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, che si è detto pronto a intraprendere nuove azioni se l'economia americana dovesse continuare a languire, non escludendo dalle opzioni un ulteriore giro di quantitative easing.
Cina e Stati Uniti, insomma, tornano a incrociare i guantoni - perlomeno a parole - in quello che sembra a tutti gli effetti un nuovo round della sfida monetaria nella quale le due sponde del Pacifico sono impegnate da tempo.
Che cos'è l'alleggerimento quantitativo e come potrebbe ripercuotersi sulla vita quotidiana dei cinesi?
Si tratta di una manovra decisa alla fine dello scorso anno, con la quale la Fed si è impegnata ad acquistare 600 miliardi di dollari di bond americani suddivisi nell'arco di alcuni mesi per mantenere bassi i tassi d'interesse. Attenzione, però: l'azione equivale, di fatto, a stampare nuova moneta, e provoca anche un abbassamento del valore del dollaro, mossa che da un lato punta allo shock rivitalizzante sull'economia statunitense, ma dall'altro può difficilmente incontrare il favore di una Cina che alla fine di aprile deteneva circa 1150 miliardi di dollari di debito pubblico americano, e se ne vede improvvisamente diminuire il valore.
Secondo gli economisti cinesi, inoltre, il "Quantitative Easing 2" dello scorso anno - il "Quantitative Easing 1" era scattato all'indomani dello scoppio della crisi dei mutui subprime - provoca un aumento dell'inflazione dell'Impero di Mezzo, dati gli afflussi di capitali speculativi che lasciano l'Occidente per collocarsi sui mercati delle economie emergenti, Cina in primis.
"In qualità di principali detentori del debito pubblico americano, dobbiamo valutare molto seriamente i rischi - ha concluso Yu Bin - , magari riducendoli attraverso una ristrutturazione del nostro portafoglio di riserve in valuta straniera".
di Antonio Talia
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