Pechino, 20 lug.- Esportazioni in calo nel secondo semestre dell'anno, ma nessun significativo abbassamento delle ordinazioni dall'Europa: lo ha dichiarato oggi il portavoce del ministero del Commercio di Pechino Yao Jian nel corso di una conferenza stampa. "Siamo convinti che l'export diminuirà nel corso della seconda metà del 2010 a causa dell'elevato effetto base e delle incertezze sulla domanda dall'estero, – ha detto Yao – ma anche se le previsioni sulla situazione del commercio internazionale non sono fonte di ottimismo e alcune ordinazioni dall'Unione europea potrebbero effettivamente calare per via della crisi in corso, non penso che si assisterà a un abbassamento consistente della richiesta di prodotti di uso quotidiano". Dopo un lieve rallentamento nel mese di maggio, a giugno l'export cinese è aumentato del 43,9% su base annua, segno che la domanda di beni cinesi a basso costo continua, nonostante la tiepida ripresa statunitense e la crisi del debito sovrano che ha colpito l'Europa. Ma Pechino deve anche affrontare le continue critiche sullo yuan: Bruxelles e Washington, infatti, accusano da tempo la Cina di mantenere artificialmente basso il valore della sua moneta, un elemento che garantirebbe al Dragone un vantaggio sleale negli scambi internazionali.
La banda di oscillazione dello yuan – che è una moneta non convertibile, strettamente ancorata al dollaro fin dal luglio 2008, alle prime avvisaglie della crisi finanziaria mondiale – è stata ampliata il mese scorso, una mossa che ha provocato un apprezzamento di meno dell'1% sul biglietto verde. Ma per i critici si è trattato di poco più di un contentino: secondo alcuni parlamentari americani lo yuan sarebbe sottostimato di circa il 40% rispetto al suo valore effettivo.
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