Pechino, 29 gen. - Lo scontro Google-Cina assume toni ora seriosi ora farseschi. Mentre il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha incontrato ieri a Londra l'omologo di Pechino, il ministro degli Esteri Yang Jiechi, sul web cinese compaiono imitazioni del primo motore di ricerca del mondo. "Goojje" (www.goojje.com) è online da circa due settimane, poco dopo la minaccia di Google di lasciare la Cina: nonostante la sillaba finale "jje"suoni come la parola che in cinese significa "sorella più anziana" e "gle" richiami alla mente la pronuncia di "fratello più vecchio", Goojje è uno smaccato clone del suo predecessore, e i contenuti che propone vengono attinti dallo stesso Google o da Baidu.com, il più importante motore di ricerca cinese. Stessa storia per "Youtube.cn" (www.youtube.cn) : se l'originale in Cina è bloccato da diversi mesi, la copia permette l'accesso a numerosi video proposti dal vero YouTube, senza ovviamente quelli ritenuti "sensibili" o sconvenienti per le politiche di Pechino. Il web cinese, in realtà, presenta già numerosi siti e servizi analoghi a quelli degli omologhi occidentali, come il servizio di messaggeria QQ (del tutto simile a MSN); ma questi cloni sono talmente sfacciati da poter essere inseriti a pieno titolo nella cosiddetta "cultura shanzhai". Di cosa si tratta? Il termine, in mandarino, significa letteralmente "fortezza sulle montagne", ma da tempo indica una sottocultura fatta di astuzia e arte di arrangiarsi coi mezzi (spesso pochi) a propria disposizione. È già passato qualche anno da quando una maglietta 'shanzhai' era semplicemente un tarocco di una marca famosa: adesso la "fortezza sulle montagne" è il rifugio di migliaia di iniziative che nascono dalla strada e sul web, tutte all'insegna del "fattelo da solo", come ad esempio show prodotti in casa e trasmessi via internet in alternativa al sontuoso gala del Capodanno Cinese della Tv di Stato, o i mezzi di locomozione di fortuna come le sanlunche, sorta di camioncini ricavati da un'intelaiatura montata su un classico ciclomotore. La cultura Shanzhai -che sottintende una certa ironia e una certa di mancanza di controllo da parte dello Stato - non è ben vista dalla politica, tanto che la lotta contro di essa venne inserita nell'edizione 2008 del "Rapporto sul sistema legale in Cina" (più che altro come segnale di buona volontà per la protezione contro le violazioni sulla proprietà intellettuale) e nel 2009 venne presentata una legge per limitarne l'influenza. La China's National Copyright Administration, che in passato ha colpito duramente i siti illegali e ha emanato un codice etico nel mese scorso, non si è ancora fatta sentire sulle imitazioni di Google e YouTube; la portavoce di Google, Jessica Powell, ha reso noto in una laconica email che "tali iniziative non hanno niente a che vedere con noi". "Goojje", secondo alcune fonti, sembra essere la creazione di un gruppo di studenti che sul sito hanno anche espresso, in maniera velata, il loro rammarico per un eventuale ritiro di Google dalla rete cinese. In attesa delle versioni "shanzhai" di Facebook e Twitter, anch'essi bloccati da mesi.