GOOGLE: ON OPPURE OFF?
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GOOGLE: ON OPPURE OFF?
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 Pechino, 30 lug.- Google on o Google off? La società di Mountain View aveva denunciato nella notte di ieri un blocco completo dei propri servizi su tutto il territorio cinese, ma nel giro di qualche ora la situazione è tornata alla normalità e Google ha ritrattato le accuse. "A causa del metodo col quale misuriamo costantemente la nostra accessibilità in Cina, in certe occasioni i nostri strumenti sovrastimano il livello di blocco – si legge in un comunicato ufficiale diffuso dalla società – e sembra che sia esattamente quanto accaduto la scorsa notte. Al momento, tutti i navigatori in Cina hanno accesso agli strumenti di Google, compatibilmente con la versione cinese". Google search, Google news, la pubblicità e Gmail, quindi risultano tutti accessibili – seppure nella versione filtrata – mentre Youtube, Picasa e Blogger sono bloccati come di consueto. Quella registrata ieri – che si sia trattato o meno di un falso allarme – è la prima turbolenza nella controversa relazione Google – Cina da quando il governo di Pechino ha rinnovato le licenze per il motore di ricerca statunitense, all'inizio di luglio. Lo scontro, come si ricorderà, era iniziato a gennaio, quando Google accusò Pechino di essere responsabile di una serie di attacchi hacker che avevano violato i segreti aziendali di una trentina di società americane e le caselle mail di alcuni attivisti politici, e minacciò di abbandonare la Cina e rifiutarsi di sottostare ulteriormente all'autocensura che il governo impone a tutte le società internet straniere che scelgono di operare sul territorio cinese.
In un crescendo di dichiarazioni, la questione era diventata un caso di politica internazionale: a gennaio il Segretario di Stato Hillary Clinton aveva parlato di "una nuova cortina dell'informazione calata su larga parte del mondo", nominando esplicitamente la Cina; Pechino, da parte sua, aveva accusato direttamente Washington di fomentare rivolte e insurrezioni via web attraverso una brigata di hacker. A fine marzo Google decide di reindirizzare gli utenti della versione cinese su Google.com.hk, sbloccando di fatto i contenuti sgraditi al governo di Pechino; una mossa che ha fatto guadagnare alla casa di Mountain View il plauso degli attivisti internazionali, ma si è rivelata di scarsa efficacia pratica: la censura che Google si è rifiutata di esercitare è stata infatti prontamente reintrodotta dai filtri governativi, soprannominati "La Grande Muraglia di Fuoco", rendendo comunque inaccessibili le pagine incriminate al navigatore cinese. Oggi, dopo il rinnovo della licenza su Google.cn si viene automaticamente indirizzati a Google.com.hk, ma nella parte bassa dello schermo campeggia comunque un link alla versione di Hong Kong, liberamente cliccabile dal navigatore. Le "pagine proibite" sono ovviamente tuttora impossibili da raggiungere per chiunque si colleghi a internet dal territorio cinese.

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