Google lascerà la Cina tra venti giorni
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Google lascerà la Cina tra venti giorni

Google lascerà la Cina tra venti giorni

Pechino. Battaglia sulla censura: secondo fonti cinesi la società avrebbe ormai deciso di non cedere alle richieste del regime
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Luca Vinciguerra
SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
Il negoziato è fallito. E dopo tanti tentennamenti, Google è pronta a levare le tende dalla Cina: il 10 aprile il motore di ricerca americano, entrato in rotta di collisione con la censura cinese, chiuderà definitivamente le sue operazioni oltre la Grande Muraglia.
Lo svela l'edizione di ieri di China Business News, precisando che Google ufficializzerà la sua clamorosa decisione lunedì prossimo. La decisione sarebbe dettata dai tempi tecnici. Il 31 marzo, infatti, è il termine ultimo imposto da Pechino ai portali stranieri per rinnovare le loro licenze.
La notizia, provenendo da fonti non ben identificate citate dal giornale cinese, va presa ovviamente con beneficio d'inventario. Tuttavia, l'indiscrezione coincide con altre voci circolate negli ultimi giorni sulla stampa cinese e internazionale, secondo le quali lo spazio negoziale tra Pechino e Mountain View si sarebbe ridotto ormai a zero, costringendo Google alla ritirata dalla Cina. E troverebbe conferma in una lettera di chiarimenti dai toni preoccupati, inviata nei giorni scorsi da 27 concessionari pubblicitari al top management di Google China.
L'addio di Google alla Cina rappresenterebbe un esito imprevisto della diatriba scoppiata ai primi di gennaio, quando la società Usa denunciò una serie di attacchi informatici contro gli indirizzi di posta elettronica di suoi numerosi clienti cinesi, tra cui alcuni dissidenti politici. Irritata per l'incidente, attribuito esplicitamente a hacker professionisti, Google lanciò un aut aut a Pechino: la rimozione dei filtri imposti dalla censura al suo sito cinese (e anche a tutti gli altri), o l'abbandono del paese.
Com'era prevedibile, la nomenklatura di Pechino non è arretrata di un solo passo su una questione tanto delicata come il controllo dell'informazione, venendo a patti con Google. La sensazione generale, però, era che alla fine la società americana sarebbe comunque riuscita a trovare un accordo con Pechino per mantenere la propria presenza sul mercato internet più grande del pianeta.
A fine 2009 oltre la Grande Muraglia si contavano 384 milioni di utenti, 3,7 milioni di website e oltre 180 milioni di blog.
Un mercato sul quale, dopo quasi dieci anni di attività, Google si è ritagliata una presenza forse inferiore alle attese iniziali, ma comunque consistente. Oggi Mountain View controlla oggi circa il 31% del mercato cinese dei motori di ricerca per un giro d'affari di oltre 3000 milioni di dollari e una stima per il 2010 di 600 milioni. Il gigante domestico Baidu ha il 64% e la quota residua se la dividono Yahoo! China e altri tre o quattro portali cinesi.
Un'eventuale ritirata di Google, quindi, aprirebbe una prateria sconfinata ai suoi concorrenti. Secondo uno studio di Jp Morgan, nel 2009 il mercato cinese dei motori di ricerca ha generato un giro d'affari complessivo di circa un miliardo di dollari, che quest'anno potrebbe raggiungere addirittura quota 1,5 miliardi. Se a ciò si aggiunge che in Cina la pubblicità sui motori di ricerca rappresenta ancora meno del 50% del totale della pubblicità online, contro il 67% degli Stati Uniti, è facile intuire il potenziale di business dei portali cinesi.
ganawar@gmail.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA

20/03/2010
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