Nanchino, nov. 30 - "Oggigiorno alcuni paesi da una parte, richiedono l'apprezzamento dello yuan; dall'altra, adottano una moltitudine di misure protezionistiche nei confronti della Cina" ha dichiarato il Premier Wen Jiabao a Nanchino, nel corso del dodicesimo summit tra UE e Cina. "Questo comportamento non è leale, poiché di fatto limita lo sviluppo cinese. Di fronte alla crisi finanziaria internazionale senza precedenti, il mantenimento della stabilità del tasso di cambio dello yuan promuove la crescita economica cinese e, al contempo, favorisce la ripresa dell'economia internazionale. Continueremo a perfezionare il meccanismo del tasso di cambio dello yuan su nostra libera iniziativa, in conformità ai principi di controllo e gradualità e manterremo la stabilità dello yuan ad un livello ragionevole e bilanciato". La dichiarazione del Premier non lascia spazio a fraintendimenti. Almeno per il momento – insomma – la Cina non sarebbe disposta a cedere alle pressioni esercitate dai leader europei. Decade così la richiesta del Presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet che riteneva "opportuno che Pechino assumesse una politica più flessibile a favore di un apprezzamento graduale e regolato dello yuan". E sfumano altresì le aspettative del Commissario per gli Affari Economici e Monetari Joaquin Almunia che – lagnatosi poiché uno yuan saldamente ancorato al dollaro dalla metà del 2008 ha prodotto un euro molto forte, penalizzando le esportazioni europee in Cina e rallentando la ripresa economica dei 27 – auspicava una rivalutazione della divisa cinese. L'Unione Europea è il principale partner commerciale della Cina (ben il 20% delle esportazioni cinesi si riversano in Europa) ed "è anche nell'interesse cinese evitare le condizioni che favoriscono misure protezioniste" ha inoltre ribadito lo stesso Almunia. La questione "tasso di cambio dello yuan" è centrale nei rapporti tra Unione europea e Cina, ma è soprattutto prioritaria per la salute del sistema economico cinese. Per questo, Glenn Maguirre – economista della divisione Asia Pacifica presso la sede hongkonghina di Société Generale – ha affermato che: " la Cina non abbandonerà la politica di stabilità dello yuan attualmente adottata e, in ogni caso, l'apprezzamento dello yuan non sarà superiore del 3-5% annuo".