Pechino, 08 apr. - Prosegue la tessitura di manovre diplomatiche in vista dell'incontro tra Hu Jintao e Barack Obama, che si terrà a margine del vertice internazionale sulla sicurezza nucleare fissato a Washington per il 12 e il 13 aprile prossimi: il segretario del Tesoro Usa Timothy Geithner è atterrato stamattina a Pechino per un incontro a sorpresa con il vicepremier Wang Qishan, incaricato per gli affari finanziari e il commercio estero. Nonostante il silenzio di facciata manifestato nel pomeriggio da entrambe le parti sulla natura del summit, all'ordine del giorno c'è ancora una volta la questione della rivalutazione dello yuan. Dopo mesi di polemiche, nelle ultime settimane si è assistito a un ammorbidimento dei toni su entrambe le sponde del Pacifico: se Washington, da un lato, aveva annunciato sabato scorso un ritardo nella consegna del rapporto del Tesoro che potrebbe formalmente accusare la Cina di manipolazione di valuta, Pechino ha risposto per bocca di numerosi funzionari economici di alto livello, lasciando intravedere qualche segnale di apertura. L'incontro Geithner-Wang, insomma, appare come l'ultimo sforzo comune per appianare la situazione in vista del summit della prossima settimana tra i due presidenti: la Casa Bianca ha reso noto che Barack Obama solleverà il problema dello yuan durante l'incontro con Hu Jintao; il viceministro degli Esteri cinese Cui Tiankai, invece, non ha rilasciato dichiarazioni sull'argomento del vertice, limitandosi ad affermare che le due nazioni hanno "punti di vista differenti su temi economici e finanziari, ma mantengono interessi comuni su un ampio ventaglio di questioni". Lo yuan-renminbi è una valuta non convertibile: dopo un apprezzamento di circa il 20% registrato tra il 2005 e il 2008, nel luglio 2008 le autorità cinesi hanno nuovamente ancorato la moneta al dollaro, una manovra che secondo USA e Ue ha garantito al Dragone un vantaggio sleale nelle esportazioni e contribuito in maniera determinante al surplus commerciale della Cina verso il resto del mondo. Negli ultimi mesi l'amministrazione Obama ha esercitato crescenti pressioni su Pechino per una rivalutazione, incontrando una ferma opposizione da parte della leadership del Paese di Mezzo, preoccupata degli effetti negativi sull'export e dai rischi di inflazione che uno yuan più forte potrebbe provocare. Cosa succederà adesso, prima del vertice della prossima settimana? Secondo numerosi quotidiani cinesi e di Hong Kong - che citano fonti bancarie cinesi vicine ai centri decisionali del Dragone - Pechino potrebbe manifestare la sua buona volontà con un ampliamento del margine giornaliero di fluttuazione della divisa, e riprendere la rivalutazione graduale che era stata arrestata due anni orsono allo scoppio della crisi finanziaria globale. Molti analisti cinesi e stranieri concordano sul fatto che un eventuale apprezzamento sarebbe di lieve portata, nell'ordine di alcuni punti percentuali, e nel corso di quest'anno non potrebbe comunque superare il 3-5%. Dalla Banca centrale cinese giungono altri segnali concilianti: il tasso giornaliero di oggi contro il dollaro è stato fissato a quota 6.8259, il più alto dal maggio scorso, pur rimanendo all'interno dei limiti degli ultimi 20 mesi. Xia Bin, uno dei rappresentanti del comitato per le politiche monetarie della People's Bank of China, ha dichiarato oggi nel corso di un forum finanziario a Shanghai che la Cina dovrebbe ritornare al sistema di fluttuazione controllata precedente alla crisi. "Tuttavia, l'economia cinese e l'economia mondiale non trarrebbero alcun beneficio da un apprezzamento ampio e improvviso - ha ammonito Xia - che avrebbe come effetto un aumento dell'inflazione in Asia e anche nel resto del mondo". Nonostante il parere di Xia Bin sia molto influente, la decisione ultima spetta ai vertici del Partito Comunista Cinese. In serata, primo pomeriggio in Italia, giunge il laconico comunicato stampa dell'Ambasciata USA a Pechino: "Il segretario del Tesoro americano Timothy F. Geithner, in rappresentanza del Presidente, ha incontrato questa sera a Pechino il suo omologo, il vicepremier Wang Qishan del Consiglio di Stato e rappresentante speciale del Presidente Cinese Hu Jintao" si legge nel documento. "Le due parti si sono scambiate punti di vista sulle relazioni economiche sino-americane, sulla situazione economica globale e su questioni relative ai contenuti del prossimo U.S.-China Strategic and Economic Dialogue, che si terrà a Pechino nel maggio prossimo". I dettagli dell'incontro, insomma, restano riservati com'era prevedibile, mentre i mercati rimangono in attesa delle prossime mosse della politica.