Pechino, 05 feb. - Il segretario del Tesoro americano Timothy Geithner getta acqua sul fuoco delle recenti polemiche sullo yuan e dà voce al suo ottimismo sulle prossime mosse di Pechino: "Ritengo molto probabile che la Cina si muoverà verso un apprezzamento della sua valuta - ha detto ieri Geithner davanti alla Commissione Budget del Senato - e penso che il governo cinese riconosca quanto sia importante anche per loro, quanto sia nel loro interesse". Secondo il segretario del Tesoro un riequilibrio dei tassi di cambio delle valute è una delle chiavi degli sforzi degli Stati Uniti per ricondurre l'economia mondiale sulla strada della crescita attraverso i consumi interni e non più grazie a "un modello basato su grossi investimenti e massicce esportazioni". Per fare ciò, ha detto ancora Geithner, "è necessario che gli esportatori americani riguadagnino le posizioni che hanno perso, e stiamo lavorando a fondo per incoraggiare questi cambiamenti". Le parole di Geithner sono arrivate a un giorno di distanza dall'aspra posizione espressa dal Presidente degli Stati Uniti sulla questione dell'apprezzamento dello yuan: "L'approccio che stiamo sostenendo è di agire molto più duramente sul rispetto delle regole già esistenti, esercitando una pressione costante sulla Cina e su altri paesi per ottenere una reciprocità nell'apertura dei mercati", aveva detto mercoledì il Presidente degli Stati Uniti . La risposta di Pechino, ovviamente, non si era fatta attendere: secondo il portavoce del ministero degli Esteri cinese Ma Zhaouxu, l'attuale valore dello yuan "non è la principale ragione del nostro surplus commerciale nei confronti degli Stati Uniti". "Al momento il livello dello yuan è ragionevole e bilanciato - aveva detto ancora Ma - e accuse e pressioni non aiutano certo a risolvere il problema". La questione del reale valore dello yuan è solo una delle tante che sta opponendo Pechino a Washington ma, sorprendentemente, una voce favorevole all'apprezzamento arriva da Zuo Chuanchang, un economista dell'Accademia di Ricerche Macroeconomiche, molto vicina al governo cinese. "La Cina dovrebbe rinforzare lo yuan prima di alzare i tassi d'interesse - ha detto Zuo in un'intervista di due giorni fa - per evitare un eccessivo afflusso di capitali capaci di innescare una spinta inflazionistica. Aumentare il tasso d'interesse mantenendo fisso il tasso di cambio dello yuan avrebbe come unico risultato un maggiore accesso di capitale". Lo yuan/renminbi - da tempo nel mirino di americani ed europei, che la ritengono sottostimata - è una moneta non convertibile: nel 2005, quando il tradizionale ancoraggio al dollaro venne sospeso per fare posto a un tasso di cambio vincolato alle fluttuazioni di un paniere di divise internazionali (tra cui euro e yen giapponese), la valuta cinese si apprezzò progressivamente di circa il 20% sul biglietto verde; un processo interrotto nel maggio 2007, alle prime avvisaglie della crisi globale, quando Pechino frenò la rivalutazione per proteggere le esportazioni cinesi, riducendo il collegamento con il paniere di valute.