Roma, 21 feb. - Il G20 di Parigi ha raggiunto un'intesa sugli indicatori da utilizzare per la misura degli squilibri economici globali, con un compromesso che, al termine di faticosi negoziati, accoglie in larga misura le richieste avanzate dalla Cina.
Gli indicatori ai quali si ricorrerà, si legge nel comunicato diffuso al termine del vertice, per "affrontare, attraverso un processo integrato in due fasi, quei grandi e persistenti squilibri che richiedono un'azione politica" includono "il bilancio esterno composto da bilancia commerciale, flussi di investimento netti e trasferimenti, tenendo nell'adeguata considerazione i tassi di cambio e le politiche fiscali e monetarie". Non viene quindi utilizzata integralmente la bilancia delle partite correnti e entra invece in gioco la bilancia commerciale, come era stato chiesto da Pechino. Il principale nodo infatti riguardava le colossali riserve di valuta estera detenute dal Dragone, ritenute uno dei principali fattori di squilibrio globale (questo articolo). Nel comunicato finale, però, non ne viene fatta menzione, così come non è stata affrontata in modo risoluto la questione, strettamente correlata, dei tassi di cambio reali, accogliendo così un'altra richiesta di Pechino. La Cina, difatti, continua a respingere gli appelli, provenienti soprattutto da Washington, per una rivalutazione dello yuan (questo articolo) . "Pechino non ha mostrato alcuna intenzione di rendere più flessibile la propria valuta nell'immediato" ha ammesso il ministro delle Finanze canadese, Jim Flaherty.
E' inoltre passata la tesi dell'Italia secondo cui gli indicatori devono includere anche il debito e il risparmio privati oltre al debito pubblico e al deficit. "Parigi val bene una messa" ha commentato in proposito il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. "E' stato un G20 di ordinario lavoro - ha detto Tremonti - nelle fasi drammatiche i G20 sono drammatici, in quelle di relativa normalità come l'attuale sono normali. E' passata una tesi giusta: in questi mesi c'era la tendenza a dare più importanza al debito pubblico, ora è passata la linea che si considerano insieme la finanza pubblica e quella privata: non è più una tesi italiana, ma una tesi del G20, non è più un'invenzione del governo italiano ma una posizione di tutti i governi". Ora, ha detto ancora il ministro, "la codifica del G20 ci fa essere ottimisti anche sull'esito dell'istanza a livello europeo, di Ecofin".
Per quanto riguarda il settore finanziario, il presidente della Bundesbank uscente, Axel Weber, ha affermato che "c'è' un accordo sulla necessità di maggiori requisiti di capitale per le banche". Dominique Strauss-Kahn, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, traccia però un bilancio poco felice. "Sulla supervisione bancaria è stato fatto molto poco" ha dichiarato Strauss-Kahn, che si è detto inoltre "molto scontento" del fatto che la questione di imporre nuove tasse sugli istituti di credito non sia stata affrontata. Convitati di pietra Egitto e Tunisia, ai quali il G20 si è detto "pronto a offrire aiuto" a patto che vengano portate avanti riforme "a beneficio dell'intera popolazione e della stabilizzazione delle economie". Anche il Fmi si è detto pronto a fornire sostegno ai due paesi "se verrà chiesto".
I leader europei sono, da parte loro, attesi ora da una lunga serie di questioni spinose sulle agende di Bruxelles e Francoforte. Della prossima presidenza della Bce, ha affermato lo stesso Tremonti, "non si è parlato". L'attuale inquilino dell'Eurotower, Jean-Claude Trichet, ha invece invitato a "prendere sul serio" le pressioni sull'inflazione derivanti dall'aumento dei prezzi dell'energia. Ma a preoccupare il vecchio continente è soprattutto il Portogallo che, secondo fonti comunitarie, sarà presto costretto a chiedere un pacchetto di aiuti come già la Grecia e l'Irlanda. Lisbona ha "fatto dei progressi", ha affermato il Commissario Europeo agli Affari Economici e Monetari, Olli Rehn, ma "deve portare avanti ulteriori riforme strutturali".
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