Frenata delle spedizioni marittime
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Frenata delle spedizioni marittime

Frenata delle spedizioni marittime

Pechino. Il Baltic dry, l'indice dei trasporti via mare, scende più rapidamente che nella crisi del 2008
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SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
Li Keqiang, il futuro premier cinese che, salvo sorprese, nella primavera 2013 raccoglierà il testimone da Wen Jiabao, non ama molto le statistiche ufficiali.
Da politico consumato, che conosce bene il gioco dei grandi numeri di Stato, sa benissimo che le cifre in Cina sono quasi sempre truccate. Così, per sapere come va veramente la congiuntura, Li preferisce guardare i dati fisici, che rendono assai meglio le reali dinamiche dell'economia. E sui quali è più difficile barare. Uno dei suoi indicatori preferiti, oltre al consumo di energia elettrica, è la movimentazione dei container.
Purtroppo, oggi l'indice di Li Keqiang (l'Economist ne ha elaborato davvero uno) non promette nulla di buono per l'economia globale. Le spedizioni internazionali, infatti, stanno precipitando in caduta libera a una velocità perfino superiore rispetto a quella registrata nella seconda metà del 2008, quando la crisi economico-finanziaria paralizzò i servizi cargo in tutto il mondo.
A lanciare l'allarme è proprio la Cina. «La situazione è seria, ma la cosa più preoccupante è che questo stallo dell'attività potrebbe durare ancora a lungo», ha detto il ministro dei Trasporti cinese, Li Shenglin, ieri durante una conferenza organizzata dai principali spedizionieri del Paese.
Il recente andamento del Baltic Dry Index (l'indicatore elaborato dalla Borsa di Londra che traccia quotidianamente la dinamica dei trasporti marittimi internazionali) conferma le preoccupazioni di Pechino: ieri il suo valore si aggirava poco sopra quota 1.800, un livello pari a un sesto rispetto al picco storico raggiunto dall'indice nel maggio del 2008.
«L'industria delle spedizioni è penalizzata due volte, perché risente dello squilibrio tra domanda e offerta, e perché i costi operativi cono in costante crescita», ha aggiunto Li. Da una parte, il traffico globale di merci deve fare in conti con la flessione della domanda di Europa e Stati Uniti; dall'altro, con l'aumento dei prezzi del carburante.
Per tentare di rilanciare il business delle spedizioni, previsto stagnante fino al 2014, negli ultimi mesi alcuni giganti del settore sono riusciti ad abbassare le tariffe, grazie a un accordo raggiunto con le compagnie di navigazione dopo un lungo braccio di ferro. «Alla fine il negoziato ha avuto successo perché era nell'interesse di tutti ridurre i costi dei charter», ha spiegato Wei Jiafu, presidente di Cosco, il principale gruppo di spedizioni del mondo.
Ciononostante, avvertono gli operatori, nel settore resta ancora molta sovracapacità. Ergo: quest'anno e nel 2012 le grandi portacontainer avranno grosse difficoltà ad arrivare a break-even, soprattutto sulle rotte europee.
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Che cos'è
L'indice Baltic dry preoccupa in quesi giorni Pechino: è l'indicatore elaborato dalla Borsa di Londra che traccia quaotidianamente la dinamica dei trasporti marittimi internazionali.

04/11/2011
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