Roma, 4 ott. – La Francia non ha intrattenuto trattative segrete con la Cina in materia di coordinamentoglobale sui tassi di cambio: lo haaffermato ieri un funzionario governativo francese a proposito delleindiscrezioni pubblicate dal Financial Times nel fine settimana. Il quotidianoeconomico inglese aveva pubblicato venerdì un articolo nel quale sosteneva cheParigi e Pechino discuterebbero già da un anno sulla necessità di accrescere lacollaborazione internazionale in relazione al sistema monetario, descrivendo la mossa del presidente francesecome una "manovra ambigua che ricorda gli accordi valutari degli anni Ottanta".Secondo il FT, le trattative sarebbero state tenute appositamente segrete alfine di attirare la Cinanel discorso ufficiale sul coordinamentomonetario globale, argomento verso il quale Pechino si è finora dimostratariluttante.
Lo staff governativo si è però affrettato a ridimensionare la notizia. Sarkozyassumerà la presidenza del G20 il prossimo novembre. I suoi inviti ariorganizzare il sistema monetarioglobale non sono che un atto preparatorio a questo incarico e sono rivoltia tutti i Paesi, non solo alla Cina, fanno sapere i suoi. Il presidentefrancese aveva dichiarato in agosto che il dibattito sui tassi di cambio dovrebbe essere aperto a tutti i Paesi, e non unicamenteal gruppo dei capi di governo delle sette nazioni più industrializzate delmondo (G7). Il capo dell'Eliseo spererebbe perciò nell'appoggio dei cinesirispetto ad un approccio condiviso alla questione in occasione del prossimoincontro con Hu Jintao – a Parigi a novembre – realizzando così l'auspicatoallargamento della governance economica globale. Le fonti governativespecificano che la Francianon è intenzionata a proporre nessun tassofisso e che la priorità della presidenza Sarkozy al G20 è quella diidentificare l'istituzione che dovrà occuparsi di gestire i problemi legatiall'andamento dei cambi. L'ipotesiavanzata di consentire l'accesso ai DirittiSpeciali di Prelievo del Fondo Monetario Internazionale (valuta virtuale basatasu un paniere di numerose monete) ad altri Paesi è l'ulteriorecontributo del presidente francese alla questione del rafforzamento del sistema monetario globale.
La questione era sorta a seguito delle preoccupazioni per i tassi di cambio di alcune nazioni –Cina, soprattutto, ma anche Giappone e Corea del Sud; nonostante Pechino abbiarecentemente consentito una modesta rivalutazionedello yuan, gli Stati Uniti non sembrano soddisfatti degli sforzi profusi eminacciano l'imposizione di dazi alle importazioni dalla Cina. Il relativo disegnodi legge proposto a Washington potrebbe non ottenere l'avallo di Obama, ma è senz'altrosintomo di come la tensione stia crescendo. Una tensione che pervadel'atmosfera politica ed economica internazionale ormai da molto tempo. Nell'apriledello scorso anno i venti grandi della terra riuniti a Londra avevano promessodi astenersi dal provocare svalutazionicompetitive per le loro monete. Inoltre nel corso dell'ultimo incontro aToronto (giugno 2010), il G20 aveva invocato dei tassi di cambio che rispettassero gli orientamenti del mercato eche contribuissero alla stabilità economica mondiale, mentre al Congresso gliamericani di entrambi gli schieramenti sostenevano che il valore di mercatodello yuan dovrebbe essere del 40% superiore a quello imposto dalla Cina – che fissaogni giorno un tasso di cambio di riferimento intorno al quale consenteoscillazioni dello 0,50% in più o in meno.
Sebbene in quell'occasione la Banca centrale cinese avesse promesso una "maggioreflessibilità" della sua valuta, daallora Pechino ha incassato critiche costanti da parte della comunitàinternazionale per aver limitato la crescita del tasso di cambio dello yuan sul dollaro, che dal giugno scorso – datain cui alla valuta cinese è stata consentita una maggiore fluttuazione – si èapprezzato sul biglietto verde di circa il 2%. I ministri della finanza deiVenti Grandi si riuniranno questa settimana a Washington per il meeting annualedella Banca Mondiale e del FMI. Avranno ancora occasione di incontrarsi dal 21al 23 ottobre in Corea in vista del summit dei leader del G20 previsto per 11 e12 novembre a Seoul.
di Melania Quattrociocchi
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