Foxconn delocalizza per fermare i suicidi
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Foxconn delocalizza per fermare i suicidi

Foxconn delocalizza per fermare i suicidi

Cina. A Shenzen un altro operaio si è tolto la vita ieri
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Luca Veronese
Il decimo operaio suicida di Longhua si è tolto la vita mercoledì, poche ore dopo la visita di Terry Gou, il grande capo di Foxconn nel mega-stabilimento dal quale escono i componenti elettronici utilizzati da Sony, Samsung, Hewlett-Packard, Dell, Nokia e Apple. Gou aveva promesso «ogni sforzo per migliorare le condizioni di vita dei dipendenti ed evitare altre tragedie». Aveva concesso, per la prima volta, ai giornalisti di entrare in questa città-fabbrica, ormai inglobata da Shenzhen: 420mila operai che passano dalla catena di montaggio ai dormitori vivendo larga parte della loro esistenza all'interno di un perimetro lungo 12 chilometri.
Monaci buddisti, psicologi, spazi di ricreazione: finora niente ha fermato la successione dei suicidi. A Longhua si stanno montando 1,5 milioni di metri quadrati di reti protettive per impedire ai dipendenti di gettarsi da tetti e finestre. Ma ai dieci morti, confermati dalle autorità locali, si devono aggiungere almeno quattro tentativi di suicidio: ieri un giovane è stato salvato dai medici dopo essersi tagliato le vene.
Le vittime sono tutte molto giovani e del resto il 90% degli operai di Longhua ha meno di 25 anni. Sono tutte arrivate sulla costa meridionale, nel Guangdong, una delle aree più ricche della Cina, migrando dalle province interne del paese, dal Gansu, dallo Xinjiang. Migliaia di chilometri alla ricerca di un lavoro. «Per molti di loro, lontani da casa e dalla sicurezza delle famiglie, la pressione può essere insostenibile», ha spiegato Li Ping, un rappresentante delle autorità di Shenzhen.
Le condizioni di lavoro - tra turni stremanti, straordinari eccessivi e rigidi controlli - sono del tutto simili a quelle delle altre aziende della componentistica in Cina. Il salario di base di circa 900 yuan (circa 110 euro) è nella media, e può raddoppiare con gli straordinari. Forse solo l'alienazione può spiegare i suicidi. Tanto che Gou ha annunciato un piano di espansione verso ovest che dovrebbe permettere «ai giovani di lavorare per Foxconn in stabilimenti vicini alle loro terre d'origine». Con il trasferimento di almeno 80mila dipendenti, oltre un quinto dei dipendenti di Longhua.
Intanto anche Dell - dopo Apple e Hewlett-Packard - ha deciso di avviare un'indagine sui suicidi: «Stiamo esaminando tutte le informazioni possibili sulle condizioni di lavoro nella catena di approvvigionamento dei componenti dei prodotti Dell e, se necessario, prenderemo provvedimenti», ha dichiarato Sharon Zhang, portavoce di Dell.
Sono i marchi dell'informatica mondiale a temere la crisi d'immagine dovuta alle morti di Longhua. Foxconn per gli esperti di Boa, Merrill Lynch e Ubs (nonostante abbia perso il 4,2% alla Borsa di Hong-Kong e lo 0,4% a Taiwan con i mercati in positivo) resta invece un fornitore di «prima qualità».
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28/05/2010
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