FOXCONN ALZA I SALARI, I CONTRASTI APPLE NON SI FERMANO

FOXCONN ALZA I SALARI, I CONTRASTI APPLE NON SI FERMANO

di Eugenio Buzzetti

 

Pechino, 20 feb. - Salari più alti per i dipendenti di Foxconn Technology, uno dei più grandi produttori al mondo di componenti elettronici, fornitore di colossi come Apple, Dell e Hewlett-Packard, con sede principale a Taiwan e fabbriche in Cina. L'annuncio è arrivato nella giornata di sabato. Assieme all'aumento dei salari, il gruppo si impegna a ridurre gli straordinari per i dipendenti. Dopo le polemiche delle scorse settimane attorno alle dichiarazioni del CEO del gruppo, Terry Gou, la Foxconn ha assicurato che i salari di molti dei suoi operai dovrebbero crescere da subito di una percentuale che si aggira tra il 16%e il 25%, e raggiungere quota 400 dollari mensili (poco più di 300 euro). La Foxconn ha 1,2 milioni di lavoratori in Cina e assembla circa il 40% di smartphone, computer e altri strumenti elettronici venduti in tutto il mondo.

 

La Foxconn era stata recentemente al centro di pressioni da parte delle associazioni in difesa dei diritti dei lavoratori, dei mercati internazionali e delle preoccupazioni dei consumatori mondiali sin dal mese scorso quando Terry Gou aveva paragonato i suoi operai ad animali. "Ho lo stesso mal di testa che si ha nel gestire un milione di animali" aveva dichiarato l'uomo alla guida del gruppo durante la festa aziendale di fine anno che si era tenuta alla vigilia del capodanno cinese allo zoo di Taipei. Non era bastato, allora, il parziale ravvedimento di Gou, che aveva chiesto scusa e aveva detto di essere stato frainteso.

 

La Foxconn era già sotto l'attenzione dei media internazionali sin dal 2010, quando dopo una serie di suicidi tra gli operai del gruppo, Gou aveva fatto visita agli stabilimenti in Cina del gruppo da lui guidato. Successivamente alla visita del CEO, alcuni operai avevano denunciato alla stampa una lettera preparata dai dirigenti del gruppo, e che gli operai stessi avrebbero dovuto firmare, in cui si specificava che non avrebbero tentato il suicidio e che si sarebbero sottoposti a trattamento medico obbligatorio in caso di comportamenti inusuali. In seguito all'incidente, Gou aveva convocato una conferenza stampa per scusarsi dell'accaduto. I guai per il gruppo, però, non erano ancora finiti.

 

Dopo l'annuncio di Foxconn di impegnarsi a migliorare le condizioni di vita degli operai, c'erano stati altri scioperi, culminati con le proteste dei lavoratori sul tetto dello stabilimento di Wuhan che minacciavano il suicidio per le promesse non mantenute dall'azienda. Secondo un rapporto pubblicato dal New York Times, gli operai della Foxconn lavorano sei o sette giorni su sette con turni di 14 ore al giorno e dormono in baraccopoli create dalla Foxconn stessa nelle vicinanze del posto di lavoro.

 

Le polemiche sorte sulla gestione dei lavoratori di Foxconn si sono poi riversati sui grandi marchi dell'elettronica che hanno l'azienda guidata da Terry Gou tra i propri fornitori. Lunedì scorso, per fermare le critiche nei propri confronti, Apple ha chiesto a un gruppo in difesa dei diritti dei lavoratori di ispezionare gli impianti dove vengono assemblati i prodotti che portano il marchio della mela di Cupertino per verificarne le condizioni di lavoro. Il mese scorso, dopo un riserbo durato anni, la Apple aveva poi deciso di divulgare l'elenco dei suoi 156 fornitori, tra cui la Foxconn, per fermare l'ondata di critiche giunte dopo la pubblicazione di notizie sul massacrante trattamento riservato agli operai in alcune fabbriche. Secondo alcuni analisti, la scelta di trasparenza fatta dal gruppo ora guidato da Tim Cook dovrebbe portare in futuro a cambiamenti nel mondo dell'elettronica. Molti altri grandi nomi, infatti, si servono degli stessi fornitori di Apple.

 

Il gruppo di Steve Jobs negli ultimi giorni ha poi anche perso una causa contro la Proview Technology per lo sfruttamento del nome iPad per il proprio tablet in Cina. Dopo i primi sequestri in quattro province cinesi, venerdì scorso un tribunale di Guangzhou ha proibito la vendita del tablet Apple anche da una catena di negozi di elettronica e la Proview sta cercando di bloccare la vendita di iPad Apple anche in altre quaranta città cinesi, secondo quanto riferito da Roger Xie, legale del gruppo Proview Technology. 

 

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, l'opinione di Ivan Franceschini, autore del documentario Dreamwork China

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