FOCOLAI DI PROTESTE  'ACCENDONO' IL GUANGDONG
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FOCOLAI DI PROTESTE  'ACCENDONO' IL GUANGDONG

FOCOLAI DI PROTESTE 
'ACCENDONO' IL GUANGDONG

Politica Interna
FOCOLAI DI PROTESTE  'ACCENDONO' IL GUANGDONG
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Pechino, 23 set.- Terzo giorno di tensione e scontri a Lufeng, nel Guangdong, dove sono in centinaia a  battersi contro l'espropriazione illegittima di terreni coltivabili. Accerchiati gli edifici governativi, danneggiati sei veicoli della polizia, feriti forze dell'ordine e cittadini, striscioni di protesta e manifestazioni. E' sfociato così un malcontento popolare che monta da tempo in seguito ai ripetuti episodi di land grab, divenuto ormai consuetudine  e di fronte al quale le autorità hanno più volte chiuso un occhio. A innescare la miccia, la vendita per circa 100 milioni di euro al promotore immobiliare Country Garden di terreni locali indebitamente sottratti. Nonostante le promesse di maggiore tutela da parte del governo, la scena si ripete da tempo e sempre con la stessa dinamica: società private o collegate allo stato si appropriano di terreni coltivabili con il tacito consenso delle autorità locali.

 


"Siamo arrabbiati perché non abbiamo più di che vivere" riferisce Chen Hanzou, 36enne secondo cui le autorità hanno già sottratto oltre 40 ettari di terreno. "Ridateci la nostra terra" urlano i manifestanti di Lifeng. "Siamo preoccupati per le generazioni future. Dobbiamo restare uniti e lottare per loro. Se ci mostriamo timorosi, venderanno tutta la terra" spiega Li Shicao, tra i protestanti di Lufeng.

 


E per Pechino, che detiene legalmente il possesso di tutta la terra, si profila all'orizzonte un nuovo grattacapo.

 


Intanto alle proteste per il land grab si è sommata ulteriore rabbia: secondo alcune fonti locali, la polizia di Longguang  avrebbe malmenato un bambino fino alla morte, mentre due poliziotti – racconta Li, uno dei manifestanti – avrebbero colpito due studenti provocando il decesso di uno di loro. "Voci": dichiara la polizia che nega qualsiasi coinvolgimento e accusa i manifestanti di utilizzare simili pretesti per incitare la popolazione. Ma intanto i due episodi hanno gettato ulteriore benzina sul fuoco. E monta un'escalation di tensione. "I funzionari sono corrotti" dichiara Li.

 


Secondo la stampa locale, la polizia ha già arrestato 4 persone ritenute responsabili dell'organizzazione della manifestazione nel tentativo di reprimere la sollevazione popolare. Poi il bavaglio del web: da venerdì mattina parole come Lufeng e proteste risultano oscurate sulla rete cinese.

 


Strettamente collegate alle trasformazioni economiche e sociali, il malcontento popolare e gli episodi di insurrezioni hanno registrato negli ultimi anni un'impennata, riferisce Zhou Ruijin, ex vice redattore-capo del People's Daily e editorialista della rivista "China through the ages". Tra il 1993 e il 2006, riferisce Zhou, il numero di proteste è salito da 8.708  a 90mila, una soglia al di sotto della quale dal 2007 al 2009 non è più sceso. "Si tratta per lo più di conflitti incentrati su questioni riguardanti terreni rurali, le demolizioni delle case urbane, la protezione ambientale e lo sviluppo delle risorse". E molte di queste si sono verificate proprio lungo il delta del Fiume delle Perle, cuore dello sviluppo industriale della Nuova Cina, da cui proviene un terzo dei prodotti dedicati all'export, e regione di adozione di molti lavoratori migranti. Lo sviluppo sostenuto dell'"happy Guangdong", ha inciso non poco sullo squilibrio sociale.

 

 

di Sonia Montrella

 

 

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