FMI: "PECHINO NON RISCHI, PUNTI SU CONSUMI INTERNI"

FMI: "PECHINO NON RISCHI, PUNTI SU CONSUMI INTERNI"

di Antonio Talia

 

Pechino, 31 gen.- Il Fondo Monetario Internazionale non prevede brutte sorprese dietro l'angolo per l'economia cinese, nonostante gli effetti della crisi europea. Per non avvertire il contraccolpo - dice il responsabile FMI per l'Asia Anoop Singh - Pechino ha tutti gli strumenti per aumentare facilmente i consumi interni. "In Cina non si riscontrano rischi di 'hard landing', di un brusco rallentamento per l'economia" ha detto Singh nel corso di una conferenza stampa tenuta a Washington.
"Ci sono dei pericoli evidenti, soprattutto nel caso di un'escalation della crisi europea - ha detto ancora il direttore FMI per l'area Asia-Pacifico - ma c'è abbastanza spazio per stimoli fiscali se tali rischi di rallentamento dovessero materializzarsi".

 

Singh ha mostrato come gli investimenti e i consumi si siano mantenuti costanti in Cina – l'economia che cresce più velocemente al mondo -, sostenuti dai forti profitti delle società e dall'aumento dei redditi delle famiglie. Tuttavia, l'FMI aveva già rivisto le previsioni sulla crescita del Dragone per il 2012 portandole a quota 8.2%, un abbassamento rispetto al +9% ipotizzato solo tre mesi fa.

 

"La Cina può ridurre la sua dipendenza dalla domanda esterna e deve aumentare invece i consumi interni, e sta lavorando su misure per incrementare la domanda domestica". Il direttore dell'FMI, tuttavia, ha declinato le domande sulla spinosa questione dell'apprezzamento dello yuan e sulle accuse rivolte alla Cina di mantenere artificialmente basso il valore della sua moneta per ottenere vantaggi nei commerci con l'estero.



Secondo i dati ufficiali pubblicati a metà gennaio, nel 2011 l'economia del Dragone è cresciuta del 9.2%, segnando un rallentamento rispetto al 10.4% del 2010. Si tratta della crescita più contenuta in quasi tre anni. In lieve frenata anche i dati del quarto trimestre 2011: nel periodo ottobre-dicembre il PIL cinese è cresciuto dell'8.9% (contro il +9.1% del terzo trimestre e il +9.6% del secondo), un risultato comunque migliore rispetto a quanto ci si aspettasse, dopo che un sondaggio Dow Jones tra gli analisti di settore aveva previsto un aumento dell'8.6%.

Ma altri segnali indicano un possibile rallentamento: il 20 gennaio scorso i dati ufficiosi elaborati da HSBC mostravano una contrazione del manifatturiero cinese per il terzo mese consecutivo.

Il contenimento di un'inflazione che pareva inarrestabile è stato il principale obiettivo del governo di Pechino per tutto il 2011, perseguito attraverso una politica monetaria restrittiva (ben sei aumenti dei requisiti di riserva obbligatoria delle banche in un anno), ma già a dicembre la Banca centrale ha adottato una misura in netta controtendenza tagliando la riserva obbligatoria degli istituti di credito, segno che se l'emergenza costo della vita non è affatto rientrata, adesso la priorità consiste anche nel sostenere una crescita rallentata dalla crisi del debito pubblico europeo e dalla stasi americana.

 

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