Pechino, 16 lug. – I nuovi prestiti effettivamente erogati dagli istituti di credito cinesi nel primo semestre del 2010 superano di ben 192 miliardi di dollari le stime ufficiali: lo sostiene un rapporto appena pubblicato dall'agenzia statunitense Fitch, secondo il quale questo 28% in più sarebbe stato occultato attraverso una serie di artifici contabili per soddisfare i criteri di austerità imposti dal governo di Pechino negli ultimi mesi. Durante la corsa al credito dell'anno scorso – sostenuta dal governo per contrastare la crisi globale – si è assistito a un incremento senza precedenti dei prestiti, che hanno totalizzato la cifra record di 9590 miliardi di yuan (circa 1400 miliardi di dollari, o mille miliardi di euro), alimentando i timori dello scoppio di una bolla speculativa nel settore immobiliare e di una esplosione dei crediti in sofferenza: le autorità cinesi hanno fissato per il 2010 un tetto massimo di 7500 miliardi di yuan e hanno aumentato le riserve obbligatorie delle banche, limitando di fatto la loro capacità di concedere nuovo credito. Ma, nonostante gli istituti bancari abbiano dichiarato di aver chiuso i primi sei mesi dell'anno erogando nuovi prestiti per un totale di 4600 miliardi di yuan, secondo il dossier targato Fitch la cifra attuale è probabilmente più vicina ai 5900 miliardi: le banche avrebbero incorporato i 1300 miliardi in più all'interno di prodotti finanziari poi rivenduti agli investitori. La domanda di tali prodotti, peraltro, risulta in costante aumento a causa della ricerca di investimenti ad alto potenziale e di un mercato azionario abbastanza piatto.
"La maggior parte di queste transazioni non viene dichiarata pubblicamente dalle banche cinesi, – scrivono gli analisti americani – cosa che provoca una pervasiva sottovalutazione della crescita del credito e dell'esposizione degli istituti". Secondo Fitch, alla fine dei primi sei mesi del 2010 il totale dei prestiti incorporati dalle banche cinesi in prodotti finanziari ammonterebbe a circa 2300 miliardi di yuan (circa 261 miliardi di euro), un aumento di ben dieci volte rispetto al 2007. L'operazione di maquillage finanziario avrebbe già suscitato l'allarme dell'authority bancaria di Pechino, che ha bandito temporaneamente l'accorpamento dei prestiti all'interno dei prodotti finanziari. Al momento non si registra ancora una risposta delle banche cinesi al rapporto Fitch, che giunge a qualche giorno di distanza dalla discesa in campo di Dagong, un'agenzia di rating cinese che mira a spezzare l'oligopolio tutto a stelle e strisce di Moody's, Fitch e Standard & Poor's attraverso la pubblicazione di un suo rapporto alternativo sul debito sovrano.
© Riproduzione riservata