Pechino, 26 gen. - Nessuno stop alla "politica del figlio unico": lo ha detto un funzionario della Commissione per la Popolazione e la Famiglia della municipalità di Pechino all'agenzia di Stato Xinhua, dopo che lunedì scorso il giornale locale Beijing News aveva riportato alcune dichiarazioni su un'eventuale sospensione della norma nella capitale cinese. "La pianificazione familiare costituisce una delle politiche nazionali di base – ha detto il funzionario – e la stabilità e la continuità di tale politica va mantenuta. Tutte le voci su un eventuale allentamento di queste misure non corrispondono a verità. Il reporter che aveva riportato questa falsa notizia si è già scusato". La questione, in realtà, ha scatenato un piccolo giallo: il Beijing News di lunedì, infatti, riportava dichiarazioni molto circostanziate del vicepresidente della Commisione, Peng Yuhua, secondo le quali le autorità cittadine avrebbero avviato delle ricerche per limitare moderatamente l'effetto delle norme attualmente in vigore. La "politica del figlio unico" è stata adottata su tutto il territorio cinese agli inizi degli anni '80 per contenere l'incessante tasso di crescita della popolazione, ma viene declinata localmente; la città di Pechino, ad esempio, permette alle coppie in cui sia il marito che la moglie sono a loro volta figli unici di avere un secondo figlio senza il pagamento delle gravose imposte che dovrebbero essere versate in condizioni normali. La norma generale, poi, prevede tutta una serie di deroghe, come ad esempio quelle concesse alle minoranze etniche. Secondo le voci pubblicate dal Beijing News, la legge secondo la quale è necessario attendere almeno quattro anni tra il primo e il secondo figlio sarebbe stata sospesa; ma la smentita di oggi è stata secca e su tutta la linea. A preoccupare il governo cinese, in questi anni è l'evidente squilibrio tra la popolazione maschile e quella femminile: secondo l'Accademia Cinese di Scienze Sociali – il più importante think tank di Pechino – la preferenza culturale verso i figli maschi avrà come risultato circa 24 milioni di uomini privi di mogli entro il 2020, con una proporzione di sole 100 ragazze per ogni 119 ragazzi. Un problema demografico con il quale il Dragone non può non fare i conti in tempi necessariamente brevi.