Faro sullo shopping di Pechino
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Faro sullo shopping di Pechino

Faro sullo shopping di Pechino

Si rafforzano gli acquisti da parte dei fondi cinesi – Ordini di vendita da Londra
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Una giornata vissuta al cardiopalma con gli occhi ben fissi sulle schermate dei computer e con le antenne rizzate a captare i vari e incontrollati rumors che come scariche elettriche si propagavano a ondate nelle sale operative di tutta Europa. La prima seduta dei mercati finanziari dopo la decisione di S&P di abbassare il rating sovrano degli Stati Uniti e soprattutto dopo l'annunciato intervento della Bce sui titoli di stato periferici è trascorsa all'insegno delle frenesia.
A dare una prima scarica di adrenalina è giunta nelle prime ore di trading un'indiscrezione secondo cui la Cina avrebbe deciso di aumentare i propri acquisti di titoli di debito europeo poche ore dopo aver espresso forti critiche nei confronti dell'amministrazione americana, di cui rimane comunque il maggiore creditore a livello mondiale. Un'operazione di diversificazione, quella del governo di Pechino, che appare nelle carte da tempo e che se lanciata su larga scala potrebbe portare a una riscrittura degli assetti della finanza mondiale. La Cina del resto già lo scorso ottobre aveva annunciato di voler aiutare la Grecia acquistandone i titoli di debito e a maggio aveva esteso la medesima offerta al Portogallo. A maggior ragione, dunque, in questa fase della congiuntura il cui è l'intero sistema dell'eurozona a essere in difficoltà, la Cina sa di poter ottenere con i propri acquisti il massimo effetto mandando al tempo stesso a Washington un messaggio chiaro e forte.
Sul fronte opposto, quelle delle vendite, è invece rimbalzata da Londra un'indiscrezione secondo cui un grosso fondo britannico aveva deciso di ridurre la propria esposizione al mercato italiano. Un rumor che non ha trovato conferme ufficiali ma che appare almeno in parte nella logica delle cose. Secondo Suki Mann, direttore della divisione strategia sul credito di Societe Generale, il programma di acquisto bond della Bce rappresenta «una buona opportunità di ridurre il rischio dei bond periferici e aumentare l'esposizione ai bund tedeschi. Del resto riuscire a portare il sistema finanziario fuori da questa crisi continua a sembrare una sfida di proporzioni epiche». In sostanza chi voleva rivedere la propria composizione di portafoglio cedendo obbligazioni di Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia, ieri ha avuto un'ottima occasione di farlo perché il programma di acquisti dell'Eurotower ha di nuovo reso liquido un mercato che si era inaridito sul fronte della domanda. «Posto che questo è un momento di grande incertezza e in cui bisogna procedere con i piedi di piombo - ha spiegato Mario Spreafico, direttore degli investimenti di Schroeder Private Banking - appare probabile che un grosso flusso di investimenti andrà ora a spostarsi sul debito sovrano a scapito di altre classi di asset».
Il paradosso dunque è che sebbene in questo momento il peggiore fronte di crisi sia rappresentato dal debito pubblico, nondimeno è proprio lì che andranno a cercare i rifugio i capitali mondiali. Un trend riconosciuto ieri dagli stessi analisti di S&P secondo cui il dollaro rimarrà la valuta di riferimento mondiale e continuerà ad attrarre investimenti tenendo dunque basso il costo dei finanziamenti per gli Stati Uniti (e ieri gli yield dei Treasury sono scesi ai minimi da 10 mesi). Ma se ieri gran parte dei titoli dei media mondiali sono andati alla crisi del debito, sui mercati si è in realtà prestata grande attenzione all'altra dinamica di fondo del momento, e cioè la brusca frenata dell'economia americana. «Il downgrade di S&P ha fatto parlare tutti - ha detto il trader di una primaria banca internazionale - ma a livello operativo le strategie sono state improntante all'obiettivo di prepararsi al meglio a una possibile ricaduta in recessione. Non a caso la piazza più penalizzata è stata quella di Francoforte, visto che gli Usa sono il primo mercato di esportazioni per la Germania, e che ieri sono andati male tutti i titoli legati al ciclo economico».
Il nervosismo e la volatilità che hanno caratterizzato tutti i mercati mondiali hanno infine impedito alla borsa italiana di riflettere nel risultato finale il medesimo trend di miglioramento registrato invece dal mercato dei BTp. «La speculazione non si ferma al primo colpo - ha detto un trader - e occorreranno diversi giorni per cambiare strategie in atto da tempo. Sicuramente si guarderà molto ai provvedimenti concreti che verranno decisi a Roma». Chi ha beneficiato nell'immediato sono state le banche che hanno chiuso vicino alla parità o addirittura in rialzo, come Banco Popolare e Bpm, confermando ancora una volta di seguire da vicino l'andamento dei BTp.
Da Francoforte intanto si è saputo che in luglio il livello dei prestiti concessi dalla Bce al sistema bancario nazionale è balzato a 80,49 miliardi da 41,32 in giugno, segno di un nervosismo che stava raggiungendo livelli parossistici e che ora si spera l'intervento della Bce possa contribuire a calmierare.
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09/08/2011
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