Shanghai, 19 dic. – Fine novembre 2010. E' finita l'Expo di Shanghai!
Lo si capisce da tante cose. Innanzitutto, il negozio di DVD pirata sotto casa, uno dei più forniti in città, ha potuto finalmente abbattere le pareti in cartongesso con porte a scomparsa, dietro le quali i gestori avevano celato la metà del locale con i DVD non cinesi. Il lettore potrebbe essere fuorviato da questa romantica soluzione architettonica e immaginare un'ambientazione da Chicago anni '20: pareti che girano a svelare saloni pieni di specchi e art déco, con l'orchestra e donne raffinate che ballano il Charleston. Il proibizionismo cinese ha connotati diversi, nella forma e nella sostanza. Dietro le porte segrete si celano magazzini fitti di merci e si consumano piaceri commerciali, come è naturale che sia. Sugli scaffali non sono allineate eleganti bottiglie di Bourbon e Vermouth, ma borse griffate e scatole d'orologi.
Fino all'altro giorno, tu entravi nel negozio di dischi e alla parola d'ordine di "Ni Hao" ("Buongiorno") pronunziata con marcato accento straniero, la donna alla cassa faceva cenno al ragazzo di bottega, che svelto andava ad azionare un meccanismo d'apertura nascosto dietro un poster di Jacky Chang, aprendo l'accesso al mondo proibito e patinato del DVD pirata.
Una cosa simile avviene nei grandi mercati coperti "delle pulci" - del falso per i residenti -, dove centinaia di negozi vendono vestiti, scarpe ed accessori di marca, oltre che orologi, software pirata, binocoli da pirata, magnetini, cappottini tradizionali per bottiglie di saké ed altre prime necessità. Tutto sembra essere in bella vista. E invece no: molti di questi negozietti hanno il doppio fondo, sgabuzzini con porta segreta - ma lasciata aperta -, all'interno del quale sono sistemati su fitti scaffali altri falsi, in tutto simili a quelli esposti fuori ma di prima scelta.
I falsi di inferiore qualità possono essere esposti senza problemi, al contrario dei falsi di pregio; e immagino non sia una questione di marketing, ma di apparenza da salvare: il poliziotto di passaggio vede gli sgabuzzini segreti, ma essi sono ufficialmente segreti, pertanto la merce proibita non è messa in bella vista, sotto il naso dell'autorità. La faccia è salva, il commerciante prosegue gli affari, gli utenti europei si lamentano dei falsi cinesi e acquistano come i matti.
La sostanza dell'apparenza. Durante l'Expo, come in occasione delle Olimpiadi di Pechino, il governo ha fatto campagne per sensibilizzare la popolazione a modernizzarsi nelle forme, nel galateo. È una questione di forma, ma non c'è questione più importante in Cina, quanto si tratta di relazioni sociali.
Pedestri: non sputate per terra; ristoratori: non vendete carne di cane; compagni: non indossate il pigiama quando passeggiate in centro. Ai poliziotti hanno procurato un po' di BMW serie 5 per andare a sgommare attorno all'expo. I baretti notturni dove ragazze non sempre avvenenti invitavano i passanti per un bicchiere e poi da cosa nasce cosa, sono stati chiusi. E con loro molte saune a luci rosse e negozietti di massaggio al minuto.
Gruppi di volontari insegnavano a stare in coda e chiedevano ai passanti di non parlare in dialetto, o di tenere puliti i bagni pubblici, non lasciare la spazzatura nei giardinetti e simili prove di patriottismo civico.
Non posso negare che alcuni di questi progressi possano lusingare lo straniero che si trovi a vivere o lavorare da queste parti, ma chi pensa al viaggiatore?
A me pare che questa campagna di galateo occidentale sia turisticamente più dannosa della demolizione di edifici storici. Certo l'expo ha portato linee metropolitane, nuovi taxi spaziosi e puliti, e uno splendido arredo urbano. Eventi culturali di ogni tipo sono stati ospitati nei diversi padiglioni.
Solo per citare il padiglione italiano, abbiamo potuto ascoltare l'orchestra de La Scala diretta da Bychov, un programma un po' criptico, per conosseurs: Rossini, Verdi, Puccini, più Rachmaninov per chi ha visto "Shine" -, i Neri per Caso, Cocciante, Massimo Mercelli, Andrea Griminelli e molti altri - che comunque non conosco. Non che conosca gli altri citati, al di fuori dei due che cantano "Margherita" e "Va Pensiero". Il gran finale con il Presidente Napolitano e Baglioni, che si sono esibiti nella stessa serata e dallo stesso palco. Purtroppo non contemporaneamente, come molti fan avevano sperato.
Insomma, difficile il giudizio sull'Expo. Considerando anche che il cuore dell'iniziativa erano i padiglioni dei vari paesi del mondo; ma o andavi a visitare quello dell'Azerbaigian e Papua Nuova Guinea, o ti facevi 3 o 4 ore di coda per entrare in quelli di paesi un po' più alla moda, tipo Gran Bretagna, Francia, Australia ecc... Non parliamo neppure di quello americano, o quello cinese, per la visita del quale dovevi certificare familiarità con Obama o Hu Jintao. Meglio se con entrambi. In caso contrario bivaccavi dal giorno prima di fronte alla biglietteria speciale, tipo i Rolling Stones negli anni '80 o Justin Bieber oggi – ogni generazione ha i suoi idoli, ma non è questo il tema -.
Per i residenti, più che altro disagi. Taxi introvabili, visti parcellizzati, turisti a fotografare templi costruiti nel 2001, controlli a tappeto in autostrada a formare code, prezzi aerei raddoppiati…
Bellissimi molti padiglioni, va detto, ma in queste settimane inizia la grande demolizione di questa follia esibizionista planetaria e a noi Shanghainesi che rimane? Un paio di linee metropolitane in più, certo, ma se abbiamo perso le passeggiate in pigiama, ne valeva veramente la pena?
di Gianluca Morgese
Gianluca Morgese. Imprenditore a basso budget di Provincia Italiana che si trova a vivere nella Provincia Cinese all'inseguimento di lavori di nicchia. Settori che nessun business man solido si prenderebbe la briga di coprire, in luoghi spesso lontani dai bagliori di Shanghai e le suggestioni di Pechino. Durante una cena con altri 95 commensali ha un'esperienza gastro-mistica: un occhio, forse suino, lo sta fissando dal suo cucchiaio da zuppa. Da qui la decisione di raccontarvi, senza pretese di verità ma con imparzialità fotografica, ciò che vede della sua amata Cina, durante i suoi viaggi e la sua vita di provincia.
La rubrica "Lettere dalla Cina" ospita gli interventi di giovani italiani che vivono e lavorano in Cina, offrendo spunti di vita quotidiana e riflessioni originali. Andrea Bernardi, Corrado Gotti Tedeschi, Elisa Ferrero e Gianluca Morgese.
© Riproduzione riservata