ENERGIE RINNOVABILI: CINA ATTACCA USA
Pechino, 25 nov.- La Cina sferra il suo attacco nella "guerra dei pannelli solari", la lunga serie di contrasti commerciali che la vede opposta agli Stati Uniti sul fronte delle energie rinnovabili: il ministero del Commercio di Pechino ha annunciato venerdì l'avvio di un'indagine sulle politiche di sussidio del governo statunitense alle aziende del settore, dopo che all'inizio del mese Washington aveva adottato una decisione simile.
"Il ministero del Commercio ha deciso di iniziare un'indagine sulle politiche di sostegno del governo americano alle aziende del settore delle energie rinnovabili, per stabilire se tali politiche possano configurarsi come barriere commerciali" si legge nel comunicato del ministero.
La decisione del ministero arriva dopo che martedì scorso l'associazione cinese di settore aveva annunciato la richiesta rivolta al governo di Pechino di lanciare un'indagine antidumping sui produttori americani che importano in Cina il silicio policristallino, un componente fondamentale per la realizzazione dei pannelli.
"Le società cinesi ritengono che il governo americano abbia adottato misure in violazione degli impegni assunti dagli Stati Uniti nei confronti dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio- prosegue il comunicato del ministero- e che tali decisioni costituiscano una barriera commerciale e una restrizione all'industria cinese delle energie rinnovabili, a danno della competitività dei prodotti cinesi sul mercato americano".
Ma perché la questione dei pannelli solari sta guadagnando sempre più spazio sui media cinesi e statunitensi? E perché la politica, da entrambe le sponde del Pacifico, è sempre più coinvolta nella questione? Riassumendo i termini della vicenda, appare chiaro che la partita che si gioca intorno all'energia eolica non è la solita controversia commerciale.
In Cina il settore dei pannelli solari sta registrando un boom negli ultimi anni, e circa il 90% della produzione è destinato all'export. Lo scorso anno, secondo il rapporto della Pew Charitable Trusts- organizzazione no profit con sede negli Usa- Pechino ha consolidato la sua posizione di leader mondiale per investimenti nelle energie pulite con 54.4 miliardi di dollari, il 39% in più rispetto all'anno precedente. Nel 2009 la Cina aveva già superato gli Usa, diventando la prima nazione al mondo per capacità installata nel settore delle energie rinnovabili.
Un settore talmente strategico per entrambe le nazioni da spingere il segretario Usa all'energia Steven Chu ad affermazioni pessimistiche: "Negli anni '50 la competizione tra USA e Unione Sovietica si giocò anche sulla corsa allo spazio, oggi la gara tra Stati Uniti e Cina si corre soprattutto in campo energetico- aveva detto Chu nel dicembre dello scorso anno, -e sul fronte delle energie rinnovabili, l'America sta perdendo". Le statistiche americane mostrano che nel 2009 gli Stati Uniti hanno importato dalla Cina pannelli solari per 640 milioni di dollari, una cifra che l'anno successivo risulta quasi triplicata, con un risultato finale pari a 1.5 miliardi di dollari.
"Non mi arrenderò davanti ai progressi tecnologici di altre nazioni che potrebbero impedire la costruzione di una forte classe media in questo paese- aveva detto Barack Obama in ottobre- e anche se un membro repubblicano del Congresso ha detto che non possiamo competere con la Cina sul fronte dell'energia solare, io non lo credo affatto".
Il richiamo di Obama era evidente: nell'agosto scorso la Casa Bianca è stata bersagliata dalle polemiche per il programma di prestiti governativi da 535 milioni di dollari stanziato dal governo per il salvataggio di Solyndra, produttore americano di pannelli che non è riuscito ad evitare la bancarotta sotto la concorrenza delle aziende cinesi.
Una delle più importanti aziende del settore dei pannelli solari che ancora resiste alla concorrenza cinese, la Solar World, accusa apertamente gli aiuti di stato forniti dalla Cina alle proprie compagnie per la chiusura di una fabbrica da quasi 200 dipendenti in California: "I costanti sussidi che la Cina fornisce alle sue compagnie stanno decimando la nostra industria- ha dichiarato il portavoce Ben Santarris- e stiamo discutendo con il governo americano e gli avvocati su come rispondere a questo attacco".
E poi, a ottobre, la mossa americana: sette produttori americani di pannelli solari intraprendono un'azione congiunta contro la Cina, accusandola di impiegare miliardi di dollari in sussidi di stato per aiutare le aziende nazionali a conquistare il mercato Usa.
Secondo le compagnie statunitensi il Dragone opera una strategia di dumping sul settore, vendendo i propri prodotti a un prezzo inferiore rispetto a quello richiesto per la produzione e la spedizione. Una linea che ha convinto il governo americano, spingendolo a lanciare un'indagine contro le società cinesi in sede WTO.
La decisione di Pechino di lanciare una controffensiva spinge le due nazioni verso un confronto sempre più aspro: l'indagine cinese riguarderà programmi degli stati di Washington, Massachussets, Ohio, New Jersey e California, e non coinvolgerà solamente i pannelli solari, ma anche prodotti eolici e idroelettrici.
La "guerra dei pannelli solari" si arricchisce di un nuovo capitolo. E diventa sempre più aspra.
di Antonio Talia
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