ENERGIA NELL'AGENDA DI WEN IN MEDIO ORIENTE

ENERGIA NELL'AGENDA DI WEN IN MEDIO ORIENTE

Pechino, 12 gen.- Energia e rivolte arabe: questi i principali punti in cima all'agenda mediorientale di Wen Jiabao. Da sabato e per tutta la prossima settimana, il premier cinese sarà impegnato  in una visita di stato che lo porterà in Arabia Saudita, negli Emirati Arabi e in Qatar. Ai leader dei tre governi, ha spiegato il vice ministro degli Esteri Zhai Jun, Wen parlerà di questioni regionali e internazionali, ma soprattutto degli interessi della Cina in quella zona del mondo.

 

Interessi che, in questo momento, sembrano coincidere perlopiù, appunto, con l'approvvigionamento energetico e il mantenimento della stabilità sociale all'interno del Paese. Un obiettivo, quest'ultimo, che nel 2011 è sembrato sfuggire di mano al Dragone in diverse occasioni dopo lo scoppio delle rivolte magrebine e il conseguente rovesciamento dei governi di Tunisia, Egitto e Libia. I venti rivoluzionari della Primavera Araba sono arrivati fino in Cina trasportando germogli di democrazia che hanno risvegliato attivisti e dissidenti i quali, con un tam tam sul web, hanno dato vita a fine febbraio a una sorta di raduno dei Gelsomini a Pechino e Shanghai. Una protesta silenziosa e pacifica che è bastata però a far innalzare a Pechino il livello di guardia al punto che lo scorso anno un'ottantina di attivisti sono finiti in manette con l'accusa di  "sovversione ai danni dello stato" (questo dossier ). Il timore del Dragone è che gli attivisti cinesi possano aver imparato la lezione dai ribelli arabi, perciò – spiega Zhai – "la Cina auspica che i Paesi interessati riescano a risolvere i loro problemi autonomamente e che la comunità internazionale rispetti la loro sovranità e integrità territoriale".

 

Il viaggio di Wen, che lo porterà ad Abu Dhabi per un summit sull'energia, arriva nel mezzo di un 'surriscaldamento climatico' in Medio Oriente dovuto all'approvazione da parte di Washington di sanzioni finanziarie unilaterali contro il programma nucleare iraniano. Sanzioni che, sin dalla firma del trattato lo scorso 31 dicembre, stanno incontrando un'opposizione del Dragone che nemmeno la visita del segretario del Tesoro americano Timothy Geithner di ieri a Pechino è riuscita a vincere. Ferma la posizione del Gigante asiatico: "l'Iran, in quanto Paese firmatario del Trattato di non Proliferazione Nucleare, ha diritto all'uso pacifico dell'energia nucleare nel rispetto degli obblighi internazionali. La questione del nucleare iraniano non si risolverà attraverso le sanzioni, ma solo attraverso il dialogo e i negoziati".

 

L'Iran rappresenta per la Cina il terzo fornitore di greggio dopo Arabia Saudita e Angola. I dati ufficiali della dogana cinese mostrano che nei primi nove mesi del 2011 l'Iran ha spedito 20.3 milioni di tonnellate di greggio in Cina, un aumento di circa un terzo rispetto alle quote dell'anno precedente: Pechino importa da Teheran circa l'11% del petrolio che consuma ogni anno. Da Arabia Saudita, Qatar e Emirati Arabi, invece Pechino ha acquistato da gennaio a novembre dello scorso anno 1,15 milioni di barili di petrolio al giorno, circa il 25% delle importazioni totali. Tuttavia le tensioni nella regione, soprattutto intorno alla questione nucleare iraniana, e i rapporti del Dragone con Teheran non privi di turbolenze (questo articolo )  potrebbero mettere a rischio i rifornimenti verso la Cina. Lo sostengono gli osservatori sempre più convinti che quello di Wen sarà un viaggio alla ricerca di nuove sponde energetiche. Una stesi smentita da Zhai secondo cui "La cooperazione energetica tra la Cina e gli altri Paesi viaggia attraverso su un commercio regolare. Ci auguriamo che le sanzioni unilaterali non si ripercuotano sugli interessi cinesi".


di Sonia Montrella

 

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