Emergenti a caccia di aziende in crisi
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Emergenti a caccia di aziende in crisi

Emergenti a caccia di aziende in crisi

M&A. Nel 2011 i paesi Bric saranno protagonisti di numerose acquisizioni di società sul mercato europeo
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L'ultima, in ordine cronologico, è stata la Italgest, che pochi giorni fa ha ceduto il ramo fotovoltaico agli investitori cinesi della Gsf Capital. Prosegue lo shopping delle aziende emergenti nel nostro paese, nonostante i chiari di luna dell'economia, e aumenterà in maniera decisa a partire dal prossimo anno, sostengono gli esperti di Kpmg. Cina, India, Russia e Brasile saranno attratte soprattutto dalle aziende in crisi.
«Gli investitori emergenti vengono nel nostro paese alla ricerca di una maturità tecnologica che non hanno – spiega Max Fiani, partner Kpmg responsabile per la Corporate finance –: trovarla in un'azienda in crisi, per loro, vuol solo dire poterla pagare un prezzo più basso». E non è nemmeno detto che, una volta rilevata, sia necessario procedere ai tagli per rimettere l'impresa target in sesto: «Chi ha una capacità commerciale importante in patria – prosegue Fiani – non avrà bisogno di razionalizzare in Italia, perché il suo mercato di riferimento resta quello domestico, e negli emergenti la crescita rimarrà decisa».
Per gli imprenditori italiani in difficoltà, o in cerca di nuovi capitali per continuare la corsa, si apre la caccia. Chi potrà entrare nel mirino degli emergenti? «Russia e Brasile, come in passato, proseguiranno lo shopping nell'energia e nell'industria pesante». Come Lucchini, che quest'anno è entrata nell'orbita di Severstal, ma anche Terna, passata l'anno scorso nelle mani dei brasiliani. Cinesi e indiani, invece, preferiranno altri settori industriali, come la meccanica o, nel caso dell'India, il tessile.
«Le medie aziende continueranno a essere il target privilegiato – sostiene Fiani –, ma credo che nel 2011 assisteremo anche a operazioni di dimensioni maggiori». Fa anche una scommessa: la prossima grande acquisizione potrebbe avvenire nel comparto del retail. Anche i servizi finanziari - banche e assicurazioni - assisteranno a manovre, «che finora hanno visto protagoniste le new entry occidentali come Bnp o Crédit Agricole – aggiunge Fiani –, ma presto potrebbero veder entrare operatori provenienti dai paesi emergenti».
Le aziende dei Bric sono in marcia. Alla fine del 2005 erano 127 le quotate dei quattro colossi emergenti all'US Stock Exchanges e 53 alla borsa di Londra. Oggi sono 231 negli Usa e 72 sulla piazza inglese: il 70% in più. E ancora: secondo uno studio Kpmg nel solo primo semestre dell'anno sono state 243 le acquisizioni di aziende occidentali da parte di aziende Bric. Rispetto alle 194 del primo semestre 2009, si tratta del 25% in più. L'India è il paese più attivo: nel primo semestre 2010 sono state 50 le acquisizioni messe a segno da aziende indiane nelle economie occidentali, mentre la Cina è il secondo player, con 39 operazioni. Per ogni tre aziende emergenti acquisite da un investitore occidentale - il percorso "classico" del flusso dei capitali – ormai ce n'è almeno una occidentale rilevata da un concorrente Bric.
Ancora una volta, è la Cina a correre più di tutti, senza preoccuparsi troppo della crisi. Nel 2009 i suoi campioni hanno portato a termine 60 acquisizioni nei mercati sviluppati e ulteriori 39 ne sono arrivate nel primo semestre di quest'anno. Pechino è ormai il quinto investitore al mondo, con all'attivo capitali spesi per oltre 56 miliardi di dollari. Perché le aziende cinesi vanno all'estero? Gli esperti di Kpmg hanno girato la domanda a 156 dirigenti dell'ex Celeste impero. Il "go global" serve, in primo luogo, a dare alle imprese un'immagine internazionale a tutti gli effetti; per il 33% serve anche a diversificare, per il 31% a fare un salto di qualità nel prodotto, per il 24% a impossessarsi di un brevetto ambito e per il 23% a rilevare marchi storici, da poi rivendere in patria.
In questo campo di gara rappresentato dall'Europa, l'Italia per una volta sembrerebbe giocarsela alla pari con i rivali di sempre, dalla Germania alla Francia e alla Spagna. «Per quello che interessa a questi investitori emergenti – sostiene Fiani – conta l'appeal delle singole aziende, non tanto il sistema paese in cui si trovano». E provoca: «Se solo Alfa Romeo andasse sul mercato, cinesi e indiani sarebbero pronti alle offerte».
micaela.cappellini@ilsole24ore.com
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I numeri
121 MILIONI DI EURO
Le acquisizioni dei Bric in Italia (gennaio-settembre 2010)

+25% LA CRESCITA
Acquisizioni nel 2010 dei Bric in occidente nel primo semestre
1.518 LE IMPRESE ACQUISITE
Lo shopping a ovest dei Bric tra 2003 e primo semestre 2010
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Dal 2004 nella Ue
L'Estonia, che adotterà l'euro dal 1° gennaio, è diventata membro dell'Unione europea dal 2004. Dal 2007, invece, rientra nell'area Schengen. Ha solo 1,35 milioni di abitanti, per un terzo concentrati nella capitale Tallinn. Divisa in 35 regioni amministrative, ha una superficie pari a un sesto dell'Italia

Lo shock del 2008
Dopo aver messo a segno tassi di crescita record tra il 2000 e il 2007, l'Estonia è stata colpita con particolare gravità dalla crisi: disoccupazione al 13,5% nel 2010 (contro il 5,5% del 2008), domanda interna crollata del 24% nel 2009 e, sempre nel 2009, investimenti in picchiata del 34%

Sistema fiscale
La pressione fiscale in Estonia risulta tra le più basse di tutta l'Unione europea, con un'aliquota impositiva unica - sia per le persone fisiche che per quelle giuridiche - al 21 per cento. È prevista inoltre la detassazione degli utili reinvestiti

27/12/2010
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