Roma, 17 set. - Le industrie multinazionali inizieranno ad impiegare più dirigenti in Cina e in India come risposta alla stagnazione della domanda sui mercati occidentali. Lo rivela l'ultimo rapporto di Economist Intelligence Unit (EIU) – compagnia di ricerca e consulenza dell'Economist Group -, pubblicato il 16 settembre. Dal sondaggio condotto su un campione di 418 dirigenti di alto livello di 77 diversi paesi, è emerso che negli ultimi due anni solo il 13% delle compagnie straniere ha delocalizzato parte del suo staff, ma incredibilmente per i prossimi 5 anni il dato schizzerà al 40%. Il prolungato rallentamento economico ha costretto molte compagnie a tirare la cinghia: rilocalizzare all'estero sembra essere la soluzione. La Cina, con il 35% delle preferenze, si piazza al primo posto come meta più ambita, seguita dal 16% dell'India e dal 7% del Giappone. Dal rapporto emerge come tra i dirigenti, quelli di livello superiore, siano meno disposti ad assumere incarichi all'estero, mentre i lavoratori più giovani vedono un impiego nei mercati emergenti come un mezzo utile all'avanzamento della carriera, affinando qui le proprie capacità manageriali in vista di futuri incarichi di responsabilità superiore. " A causa della crescente domanda per tali posti, il pacchetto benefici è piuttosto esiguo" ha dichiarato Paul Lewis, capo redattore del briefing esecutivo dell'EIU. " Ora esso è basato su salari locali ed incentivi ridotti".
Si rende dunque indispensabile regolamentare i pacchetti per i lavoratori all'estero, al fine di stimolare una maggiore concorrenza. Inoltre molti degli intervistati sentono di non essere adeguatamente attrezzati dalle proprie sedi centrali per comprendere la natura del mercato locale. La sensibilità culturale è per il 75% di loro un elemento fondamentale per il successo degli affari negli altri Paesi. Intanto il premier Wen Jiabao, dal Summer Davos 2010 di Tianjin, rassicura che la Cina continuerà a sostenere tutte le politiche d'apertura, sottolineando che le imprese straniere potranno continuare a beneficiare di condizioni di investimento in Cina equiparate a quelle delle società nazionali.
di Veronica Scarozza
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