Di Eugenio Buzzetti
Pechino, 15 lug. - Nuovi segnali di tenuta economica dalla locomotiva cinese che oggi presenta i dati del secondo trimestre e mostra una crescita del 6,7% complessiva nei primi sei mesi dell'anno, lievemente al di sopra delle aspettative degli analisti. L'Ufficio Nazionale di Statistica cinese ha avvertito che permangono pressioni al ribasso, ma che la crescita economica nella prima metà del 2016 ha mostrato fondamenta solide per raggiungere l'obiettivo di crescita per il 2016, fissato tra il 6,5% e il 7% entro fine anno. "La stabilizzazione economica della Cina continuerà", ha affermato il portavoce dell'Ufficio Nazionale di Statistica, Sheng Laiyun, che ha sottolineato l'avanzamento della riforma strutturale dal lato dell'offerta e della più generale fase di ristrutturazione che sta attraversando l'economia cinese.
A trainare il risultato del secondo trimestre, per gli analisti, sono soprattutto gli stimoli mirati messi in atto dal governo e le manovre della banca centrale cinese per fare ripartire la domanda interna, uno dei crucci degli economisti cinesi. Dai dati diffusi oggi emerge un rallentamento negli investimenti fissi, che sono cresciuti del 9% nella prima parte dell'anno, contro un aumento del 9,6% nel periodo compreso tra gennaio e maggio scorsi. Nel primo trimestre erano cresciuti del 10,7%. In calo anche gli investimenti nel settore privato che nei primi sei mesi dell'anno sono cresciuti del 2,8%, contro il 3,9% raggiunto tra gennaio e maggio scorsi. Stabili gli investimenti nel settore immobiliare nel secondo trimestre, che crescono del 6,1%, contro un aumento del 6,2% nei primi tre mesi dell'anno. Tra i segnali di riequilibrio dell'economia cinese, nella fase della "nuova normalità" di una crescita ridotta ma che privilegia la qualità, ci sono i dati provenienti dal settore delle vendite al dettaglio, che hanno registrato un aumento del 10,3% a giugno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Buona la performance dei servizi, oggi la prima voce del prodotto interno lordo cinese davanti al settore manifatturiero, che sono cresciuti del 7,5% nei primi sei mesi dell'anno, in lieve calo rispetto al dato del primo trimestre, che mostrava una crescita del 7,6%. Lieve aumento per la produzione industriale che cresce del 6,2% a giugno, contro il 6% di crescita registrato ad aprile e maggio scorsi.
I risultati del secondo trimestre mostrano una tenuta che rassicura gli analisti sulla possibilità che Pechino possa evitare l'hard landing dell'economia, anche se permangono i rischi legati ai debiti delle imprese, ravvisati il mese scorso anche dal Fondo Monetario Internazionale. Tra i giudizi più ottimisti c'è quello del capo degli analisti per i Mercati Emergenti di Jp Morgan, Jahangir Aziz, che ai microfoni di Cnbc ha definito il dato di oggi "un numero molto buono", anche se Capital Economics avverte che "gli investimenti delle imprese statali trainati dagli stimoli sembrano avere compensato la mancanza di volontà di investire del settore privato". I crolli delle Borse cinesi di inizio gennaio sembrano non avere avuto ricadute sull'economia globale, e anche il calo della valuta cinese, lo yuan, che ha perso circa il 3% del proprio valore nel secondo trimestre, non desta preoccupazioni tra gli analisti. Il dato di oggi è il primo dall'introduzione, settimana scorsa, del nuovo sistema di calcolo del prodotto interno lordo, che aggiunge anche la voce relativa alla spesa per gli investimenti in ricerca e sviluppo.
15 LUGLIO 2016
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