E Lin fa canestro anche nel business

La Cina sta letteralmente impazzendo per Jeremy Lin, il Michael Jordan di origine cinese con una laurea a Harvard diventato nel giro di una settimana il fenomeno del basket americano. Finito in campo il 4 fabbraio scorso un po' per caso, per sostituire una serie di giocatori infortunati, Lin ha lasciato di stucco persino Kobe Bryant segnando 38 punti contro i Lakers venerdì scorso e ha trascinato i Knicks di vittoria in vittoria per il resto della settimana. Peccato che Pechino non possa godersi appieno questo momento di trionfo nazionale: Jeremy Lin non solo è un fervente cristiano, non solo è figlio del capitalismo americano, ma la sua famiglia è originariamente di Taiwan, nazione secessionista che la Cina vorrebbe annettere al proprio territorio.
New York invece non ha remore nella sua adorazione per Jeremy Lin. Per i Knicks tutto d'un tratto si sta parlando di una possibile vittoria del campionato; e per i suoi proprietari si sta parlando di soldi, molti soldi. I titoli della Madison Square Garden, la società che possiede la squadra, il palazzetto dello sport di New York e un canale tv, sono saliti del 10% nel giro di 10 giorni. I biglietti per le partite vanno a ruba, l'audience tv è cresciuta del 70%, e le televisioni cinesi sono in fila per comprare i diritti di trasmissione delle partite.
Nei negozi intanto le maglie dei Knicks con il numero 17 sono tutte esaurite, forse perché a nessuno era mai venuto in mente di produrle. Fino al 3 febbraio scorso Jeremy Lin era un illustre sconosciuto, oggi è il nuovo LeBron James. Una storia tutta americana per un figlio della Cina.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

17/02/2012