DISABILI: COOPERAZIONE SINO-ITALIANA

Pechino, 01 dic. - "Eravamo convinti che i disabili avessero bisogno di scuole separate, ma dopo il viaggio in Italia abbiamo cambiato idea. È stata un'occasione per riflettere meglio sul principio di eguaglianza, e abbiamo capito che l'integrazione deve iniziare proprio a scuola": a parlare è Wang Jiaqin, direttore generale dell'ufficio legale del ministero dell'Educazione di Pechino, nel corso del seminario "Sino-Italian Cooperation on Disability Legislation in China" che si tenuto venerdì scorso a Pechino nella sala dell'Istituto Italiano di Cultura. Per un'intera giornata gli esperti della Cooperazione Italiana allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e i funzionari cinesi della China Disabled Persons' Federation hanno illustrato i risultati raggiunti in tre anni dal progetto "Institutional Support for the Formulation of Laws and Regulations aimed at the Social Integration of Persons with disabilities". "La Cina ha recepito per intero la legislazione italiana in materia di diritti all'integrazione dei disabili, è questo il principale successo di questi tre anni di lavoro insieme" spiega Rosario Centola, direttore dell'Ufficio di Cooperazione allo Sviluppo dell'Ambasciata d'Italia a Pechino. "Abbiamo operato in sette settori diversi, dall'inclusione sociale scolastica, fino alle barriere architettoniche, illustrando ai partner cinesi la legislazione italiana, che è tra le più avanzate al mondo. La Cina sta mostrando un interesse sempre maggiore alle tematiche della disabilità ma, mentre la Convenzione ONU appare forse un po' troppo sofisticata, ad esempio relativamente alla terminologia da adottare, noi ci siamo concentrati su argomenti concreti". La Cina, a differenza dell'Italia, presenta una serie di competenze frammentate in merito alla legislazione sui disabili, suddivise tra governo centrale, amministrazioni locali, China Disabled Persons' Federation e,in alcuni casi, settore privato: per questa ragione, secondo Centola, la sfida della seconda fase del progetto, che sta per prendere avvio, sarà relativa ai regolamenti d'attuazione: "In questa seconda fase isoleremo due dei sette settori nei quali abbiamo operato finora, per continuare a collaborare sulla messa in pratica delle normative disegnate insieme" dice Centola. Mentre diversi paesi europei si stanno progressivamente sganciando dalla cooperazione allo sviluppo in Cina (e gli USA,invece, iniziano nuovi progetti), la scelta italiana di continuare su questa strada ha permesso di raggiungere risultati istituzionali importanti. Nel corso del seminario, ad esempio, il vice presidente di Fondazione Monserrate Carlo D'Imporzano ha presentato i frutti della collaborazione con la CASS, come la creazione del centro HaiQiao a Pechino, dove si sperimentano nuove vie per integrare i disabili cinesi nel mondo del lavoro. "Le possibilità di inserimento delle imprese italiane è una delle aree nelle quali ci sarebbe tantissimo da fare –conclude Centola - visto che, assieme al Giappone, possediamo delle tecnologie tra le più avanzate. Il punto è che, come sempre, parliamo di PMI; basti pensare che l'intera produzione italiana sarebbe a malapena sufficiente a soddisfare la domanda della sola città di Pechino. Ci vorrebbe un maggiore sforzo di coordinazione, e sono necessari degli investimenti diretti per essere veramente presenti sul mercato cinese".
Antonio Talia