Diplomazia Ue per le terre rare
ADV
ADV
Diplomazia Ue per le terre rare

Diplomazia Ue per le terre rare

Materie prime. Domani il Parlamento affronterà il nodo del ricatto cinese sull'offerta dei 17 metalli
di lettura
Terre rare? Non così tanto. Ne è convinta la Commissione europea che, dopo la stretta sulle esportazioni cinesi, ha deciso di mettere in campo una strategia "alternativa" sulle materie prime basata su tre pilastri, che permettano di evitare la totale dipendenza dall'attuale monopolio cinese.
La Cina detiene infatti il 97% della produzione di terre rare (ossia di 17 metalli fondamentali per l'industria tecnologica), ma in termini di giacimenti la percentuale scende al 36 per cento. Significa, in pratica, che esistono nel mondo moltissime altre miniere di terre rare, dal Vietnam alla Groenlandia, dalla Svezia (dove questi elementi furono scoperti, nella miniera di Ytterby) all'Africa nera.
Proprio sulla possibilità di aumentare l'approvvigionamento di materiali, tra cui le terre rare, da altri giacimenti si basa il primo pilastro della strategia europea sulle materie prime, contenuta nella comunicazione della Commissione Ue adottata il 26 gennaio scorso che sarà al centro della seduta plenaria del Parlamento Ue in programma domani a Strasburgo, nel corso della quale si discuterà in particolare proprio il tema urgente delle terre rare.
«La nostra intenzione - spiega Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea responsabile per l'industria e le imprese - è di sviluppare una diplomazia delle materie prime per garantirne l'accesso attraverso partenariati strategici e il dialogo con i paesi terzi».
Nell'ambito del partenariato con l'Africa, per esempio, si punta a creare situazioni vantaggiose per i due continenti, consentendo ai paesi ricchi di risorse di trasformare questa ricchezza naturale in un motore in grado di innescare lo sviluppo dell'economia e allo stesso tempo permettendo all'Europa di approvvigionarsi.
La strategia non riguarda solo le terre rare, ma tutte le 14 commodities etichettate come «critiche», «sia perché - sottolinea Tajani - l'approvvigionamento di queste materie è soggetto a rischi particolarmente elevati (perché le risorse si trovano nelle mani di governi instabili o perché esiste un monopolio), sia perché questi materiali sono cruciali per conseguire gli obiettivi di crescita dell'Europa nei prossimi decenni».
Ma perché sono così importanti le terre rare? Perché non solo costituiscono un elemento essenziale per la produzione di computer, telefoni cellulari e fotocamere digitali, ma sono indispensabili anche per i magneti permanenti utilizzati nelle turbine eoliche o per i veicoli elettrici e ibridi o per i convertitori catalitici delle auto.
Il secondo pilastro coinvolge direttamente l'Unione europea: «Abbiamo ancora numerosi giacimenti in Europa - aggiunge infatti Tajani -, ma è necessario continuare a perfezionare il quadro normativo che disciplina le attività estrattive nela Ue, mappare e monitorare i giacimenti e investire in ricerca tecnologica, che permetta di rendere più facili ed economicamente vantaggiosi i processi di estrazione».
Uno dei giacimenti europei più ricchi è situato in Groenlandia, dove le nuove miniere scoperte dovrebbero essere in grado di garantire, ogni anno, un terzo della produzione mondiale attuale.
Un'ulteriore soluzione alla diminuzione delle esportazioni cinesi (ridotte del 40% nel 2010 e, in previsione, del 35% nel primo semestre di quest'anno) potrebbe venire dalle «miniere urbane».
«Abbiamo un grande potenziale rappresentato dai rifiuti, che se non vengono recuperati restano inutilizzati», spiega il vicepresidente della Commissione. E il terzo pilastro della strategia Ue si basa proprio sul riciclo dei rifiuti elettrici ed elettronici contenenti terre rare e altre materie prime. Tra gli oggetti da cui è possibile recuperare le terre rare figurano le lampadine ad alta efficienza energetica, ricche di terre rare. Il problema, però, è che non esiste ancora una tecnologia in grado di separare questi metalli dagli altri materiali.
La ricerca non si concentra solo sull'estrazione delle terre rare dai rifiuti elettronici, ma anche - in Giappone e negli Stati Uniti - sulla sperimentazione di nuovi materiali alternativi, che possano in futuro sostituire i 17 metalli oggi monopolizzati dalla Cina.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I numeri
LA QUOTA CINESE
La Cina è il maggiore produttore mondiale di terre rare: detiene il 97% della produzione di questi 17 metalli indispensabili per l'industria hi-tech
TONNELLATE PRODOTTE
La Cina produce 120mila tonnellate di lantanidi. Un primato inattaccabile: al secondo posto c'è l'India con «appena» 2.700 tonnellate
I CONSUMI CINESI
La Cina è anche il primo consumatore di terre rare. A debita distanza si colloca il Giappone con il 17%

07/03/2011
ADV