DILAGA PROTESTA ANTI-PECHINO A HK, MIGLIAIA DI MANIFESTANTI PER LE STRADE
di Eugenio Buzzetti
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Hong Kong, 29 set. - Sfidando il rischio di raffiche di gas lacrimogeni e i manganelli, migliaia di manifestanti continuano le loro protesta a Hong Kong. E dopo gli scontri del week end, che sono proseguiti anche nella notte, sono tornati in strada. Il nodo sono le elezioni del 2017 per la nomina del nuovo capo esecutivo di quella che dovrebbe essere una regione autonoma sul principio "una Cina due sistemi" secondo la formula ideata al momento del ritorno alla Cina dell'ex colonia britannica. I manifestanti chiedono elezioni democratiche, ma Pechino non sembra disposta a voler rinunciare a valutare i candidati alla guida amministrativa della citta' e scartare quelli che considera indegni, prima di procedere all'elezione.
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I manifestanti mantengono il controllo di almeno tre grandi arterie della citta', il che rende difficile il movimento ai pendolari che vanno a lavoro, anche se molte scuole e aziende sono rimaste chiuse. Nella notte il capo dell'esecutivo, Leung Chun-ying ha annunciato il ritiro dalle strade degli agenti anti-sommossa e ha chiesto comunque alla gente di abbandonare la protesta; e ha anche smentito le voci circolanti sui social media, che l'esecutivo pensa di chiedere aiuto all'Esercito di Liberazione del Popolo, che stazione in una guarnigione in Cina.
Ma la leadership del movimento protestatario non sembra intenzionata a recedere: "Chiunque abbia una coscienza dovrebbe vergognarsi di essere associato a un governo che e' cosi' indifferente all'opinione pubbliche", si legge in un comunicato diffuso oggi da Occupy. I manifestanti chiedono a Leung di dimettersi e che Pechino modifichi la decisione, presa il mese scorso, di voler mantenere il controllo sulle elezioni del 2017, tramite un comitato di 'fedelissimi' che supervisioni le candidature.
Con un comunicato posto sul suo sito web, l'esecutivo aveva reso noto stanotte che "poiche' i dimostranti in strada si sono calmati, la polizia anti-sommossa e' stata ritirata". La nota invitava i manifestanti anche a rinunciare ad occupare le strade "in modo che nel piu' breve tempo possibile i veicoli di emergenza possano passare e venga ripristinato parzialmente il servizio di trasporto pubblico". Nel weekend la polizia ha usato spray urticanti, gas lacrimogeni e manganelli per caricare le migliaia di studenti che chiedono l'avvio della democrazia. "Hong Kong e' la nostra citta' e vogliamo tutti che essa possa svilupparsi in modo rispettoso della legge", ha dichiarato Cy Leung, smentendo l'uso di proiettili da parte della polizia.
Alle voci di manifestanti si sono aggiunte anche quelle di due dissidenti cinesi in esilio, Wang Dan e Wuer Kaixi, che erano stati tra i leader del movimento filodemocratico studentesco di Tiananmen, nel 1989,e che hanno espresso appoggio alle proteste. "Anche se abbiamo storie diverse, ci unisce con i nostri amici di Hong Kong la difesa della liberta' e della democrazia", ha dichiarato Wuer Kaixi, dinanzi a un gruppo di manifestanti che si e' raccolto nella notte a Piazza della Liberta', a Taipei.
I principali leader del movimento studentesco del marzo 2014, che occupo' il parlamento di Taiwan in segno di protesta per la mancanza di trasparenza negli accordi con la Cina, Lin Fei-fan, Chen Wei-ting y Huang Kuo-chang, hanno aggiunto che il meccanismo "un Paese, due sistemi" e' fallito a Hong Kong. Huang ha rivolto un appello a Taiwan e alla comunita' internazionale perche' inviino un messaggio chiaro a Pechino affinche' "non soffochi la democrazia a Hong Kong".
Sempre nella giornata di ieri anche il cardinale Joseph Zen (arcivescovo di Hong Kong fino al 2009) e il leader della protesta Occupy Central, Chan Kin-man hanno chiesto alle migliaia di manifestanti che protestano contro Pechino, di ritirarsi. Kin-man ha detto: "E' una questione di vita o di morte e noi poniamo la sicurezza della gente al primo posto,. Ritirarsi non significa arrendersi...continueremo la lotta".
Il cardinale Zen, in prima fila con gli organizzatori della protesta, ha esortato tutti a tornare a casa: "E' molto chiaro che non ci puo' essere alcun dialogo con questo regime. Non vogliamo che nessun si faccia male. Una vittoria che richieda il sacrifico di vite non e' una vittoria".
A Pechino la linea è stata chiara: il governo cinese non tollerera' alcun genere di "comportamenti illegali" a Hong Kong. L'avvertimento ai manifestanti che chiedono l'avvio della democrazia e lo svolgimento di libere elezioni e' arrivato sabato.
In precedenza il leader di Hong Kong, Leung Chun-ying, aveva promesso a breve un nuovo round di colloqui sulla riforma elettorale, durante una conferenza stampa tenutasi nella sede del governo dell'isola, e ha chiesto ai cittadini non prendere parte a "proteste illegali".
Intanto le agitazioni si ripercuotono sui mercati con la borsa di Hong Kong ha risentito pesantemente degli scontri tra manifestanti pro-democrazia e polizia nell'ex colonia britannica, mentre i mercati cinesi sono sembrati non influenzati dalle proteste. A mezzogiorno l'indice Hang Seng aveva ceduto l'1,9% scendendo a 23.218,64. Mentre il CSI300 che comprende i maggiori titoli di Shanghai e Shenzhen, era cresciuto dello 0,4 per cento.
20 settembre 2014
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