DENTRO DAGONG, L'AGENZIA CINESE DI RATING
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DENTRO DAGONG, L'AGENZIA CINESE DI RATING

DENTRO DAGONG, L'AGENZIA CINESE DI RATING

Finanza
DENTRO DAGONG, L'AGENZIA CINESE DI RATING
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Pechino, 13 lug.- La sfida all'oligopolio dei giganti americani del rating parte dal 29simo piano di un grattacielo di Xiaoyun Lu, una via del quartiere più moderno di Pechino: è qui che ha sede la Dadong Global Credit Rating Co., la compagnia tutta cinese che domenica scorsa ha presentato il primo rapporto sul debito sovrano frutto del lavoro di un'agenzia non-occidentale. E mentre a Bruxelles -più o meno nelle stesse ore- il governatore della BCE Jean-Claude Trichet dichiara che il mondo ha bisogno di più di tre agenzie di rating "perché i loro giudizi esacerbano le oscillazioni dei mercati", in una novantina di minuti il presidente di Dagong Guan Jian Zhong illustra la nascita, i metodi, le strategie e gli obiettivi dell'agenzia che punta ad accreditarsi come il polo alternativo alle statunitensi Fitch, Moody's e Standard & Poor's. "Dagong è completamente privata, nasce nel 1994 e nel 1999 vara una collaborazione con Moody's" spiega in esclusiva ad AgiChina24 Guan. "Durante questa partnership temporanea abbiamo avuto modo di osservare i loro metodi e le loro idee in materia di rating. Il nostro lavoro sul debito sovrano nasce cinque anni fa e il rapporto presentato domenica era già pronto alla fine del 2009, quindi all'incirca 7 mesi fa. Abbiamo aspettato il momento propizio per pubblicarlo, con i dovuti aggiornamenti, e questo momento si è presentato dopo il G20 di Toronto, quando il presidente Hu Jintao ha parlato della necessità di mettere a punto un sistema di rating 'obiettivo, leale e ragionevole'. Siamo molto sicuri dell'approccio che abbiamo adottato,  riteniamo che il nostro metodo possegga queste caratteristiche". Guan Jian Zhong è sulla sessantina e veste come un ordinario funzionario di governo  ma -che si tratti di lanciare affondi ai concorrenti statunitensi o di glissare sulle domande più dirette-  da dietro le lenti lancia sguardi vivaci. "Le 3 famose agenzie di rating Usa condividono lo stesso retroterra culturale e adottano l'ideologia occidentale, specialmente nel valutare il sistema politico di un paese, e pertanto i loro rating sono influenzati da questo fattore. Il fatto che tutt'e tre abbiano sede negli Usa, inoltre, potrebbe viziare la loro indipendenza, potrebbe fare di loro dei rappresentanti degli interessi americani e forse di qualche altra economia sviluppata, quindi i loro rating potrebbero non essere così oggettivi come ci si aspetta. Noi, d'altra parte, rifiutiamo un criterio ideologico, e invece di  valutare il sistema politico di un paese puntiamo su altri elementi, come la capacità di crescita. Dopo la crisi finanziaria globale abbiamo capito che è molto importante fornire informazioni al mondo intero, ma il sistema attuale di rating è unanimemente a guida americana". Secondo il presidente, il metodo adottato da Dagong differisce da quello di Fitch, Moody's e Standard & Poor's su diversi punti: "Oltre alla questione ideologica, il secondo versante su cui ci differenziamo dai concorrenti è il GDP pro capita. Gli altri utilizzano questa misura come l'indicatore primario per valutare la forza economica di una nazione, mentre noi preferiamo concentrarci sulle potenzialità di crescita. Il terzo criterio è quello dell'apertura del sistema economico e del sistema finanziario, che loro tengono parecchio in conto; ma noi riteniamo che paesi differenti abbiano status economici e finanziari diversi e che su questo non ci possa essere una visione unanime. Le tre agenzie Usa, inoltre, valutano molto positivamente l'indipendenza delle Banche centrali e ritengono che se la valuta locale viene adoperata come riserva questo elemento costituisca un fattore positivo per il debito sovrano, ma questa è una condizione che si applica a pochissime divise. Infine, secondo noi, il miglior metodo di ripagamento del debito è rappresentato dalla capacità di creare nuovo benessere sociale. Insomma, ritengo che l'attuale sistema di rating abbia tutta una serie di difetti, perché permette ai paesi altamente indebitati di ottenere dai mercati globali finanziamenti a basso costo e con modesti tassi d'interesse semplicemente sulla base di un buon voto. Ma questi stessi paesi potrebbero sentirsi demotivati nel creare nuovo lavoro, ed ecco che l'attuale sistema di rating diventa una delle cause della crisi finanziaria globale e si caratterizza come potenzialmente pericoloso tanto per le economie emergenti che per quelle sviluppate. I nostri cinque criteri- capability management del paese, forza economica e finanziaria, status fiscale e situazione delle riserve estere e bilancia dei pagamenti- possono invece gettare le basi per un punto di vista più nuovo". Tutti criteri, però, che sembrano tagliati su misura per le economie emergenti: come può Dadong accreditarsi presso gli investitori come agenzia indipendente? Come è composta la sua proprietà e in che rapporti è con il governo? "Dadong è al 100% privata, e questo ne garantisce l'indipendenza. Ci sono due soci che detengono il 60% e il 40% della società" dice Guan Jian Zhong, che però sui rapporti con la leadership di Pechino glissa: "Cosa penserebbe lei, come occidentale, se le dicessi che uno dei soci fa parte del governo? Io penso che se uno dei due fosse in qualche modo legato al governo, forse il Paese potrebbe anche  riporre maggiore fiducia nella nostra compagnia.  Il mio percorso personale si è formato all'interno dell'amministrazione: sono stato un funzionario governativo fino al 1992, poi ho aperto la mia compagnia privata di investimento. Sono entrato in Dagong nel 1998 e nel2008 ho ottenuto una scholarship speciale del governo. Sono anche presidente della Commissione Credito della China Information Industry Association". "Ritengo che ci vorrà del tempo prima che gli investitori si abituino alla presenza di Dagong sullo scenario internazionale – prosegue Guan- a chi bisogna credere? Alla compagnia cinese o a quelle americane? Penso che gli investitori si potranno formare un giudizio valutando i due diversi metodi di indagine, i diversi standard e criteri, e potranno fare i confronti tra i rapporti delle agenzie USA e i nostri. Ma con le sole valutazioni americane, per l'investitore è difficile farsi un'idea oggettiva e corretta dei rischi e della situazione del debito sovrano". Per quanto riguarda Roma, cui Dagong ha assegnato un "A- " che peggiora il giudizio rispetto a quello di Fitch, Moody's e Standard & Poor's, Guan Jian Zhong lascia spazio al manager del Country Risk Department Lin Wenjie: "Abbiamo assegnato all'Italia un rating di " A-", basandoci su criteri come forza economica, forza finanziaria, status fiscale e situazione delle riserve e abbiamo riscontrato alcuni problemi su questi fattori", dice Lin. "Riteniamo che ci siano alcuni problemi nella stabilità e nell'effettività delle politiche del governo, nella capacità di adottare riforme e nell'efficienza del settore pubblico. Pensiamo che l'Italia sia forte economicamente, ma che stia anche affrontando un deterioramento della sua competitività a livello internazionale, che può minacciare il futuro potenziale di crescita della nazione. Il settore bancario italiano ha mantenuto una forte stabilità nella crisi finanziaria internazionale, ma il principale problema che l'Italia deve affrontare è di natura fiscale. Le tasse che gravano sui cittadini sono troppo alte". La politica cinese risuona potente nelle parole di Guan quando richiama uno dei mantra dell'attuale amministrazione di Pechino: "Per un mondo multipolare occorrono criteri di rating multipolari e agenzie di rating multipolari" dice il presidente di Dagong Global Credit Rating Co. E, politica o no, i concorrenti dovranno abituarsi alla sua presenza.
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