DEBITO LOCALE: PROGETTO PILOTA EMISSIONE BOND

DEBITO LOCALE: PROGETTO PILOTA EMISSIONE BOND

Pechino, 24 ott.- I dubbi sulla situazione delle banche cinesi crescono e il governo corre ai ripari con un progetto pilota per riformare il settore che desta maggiori preoccupazioni, il debito delle amministrazioni locali: il ministero delle Finanze di Pechino ha svelato la scorsa settimana un programma che consentirà alle metropoli e province in prima fila nella crescita economica (Shanghai, Shenzhen, Guangdong e Zhejiang) di emettere e vendere direttamente i propri bond.

 

Secondo le linee guida del progetto, il governo di Pechino fisserà un tetto all'emissione delle amministrazioni locali e i bond debito pubblico immessi sul mercato avranno scadenze fisse a tre e cinque anni: si tratta della prima volta in cui viene concesso ai governi provinciali di finanziare il debito pubblico in proprio, da quando la riforma del '94 bloccò le autonomie e pose i conti degli enti locali direttamente sotto il controllo di Pechino. Attualmente, infatti, è il governo centrale a emettere titoli a nome delle amministrazioni subordinate, ma tali emissioni sono insufficienti per soddisfare i bisogni delle varie province.

 

Ed è proprio in questa centralizzazione che si nasconde lo spazio per quell'enorme incremento dei prestiti concessi alle amministrazioni locali che sta destando preoccupazioni sullo stato di salute dei grandi istituti di credito cinesi. Impossibilitate a ottenere finanziamenti autonomamente, le province si sono sempre rivolte alle banche. Ma da quando nel 2008 il governo ha ingiunto a quest'ultime di immettere quanta più liquidità possibile nel sistema per fronteggiare la crisi internazionale, i prestiti alle amministrazioni locali sono diventati un vero fiume in piena: secondo una stima ufficiale pubblicata nel giugno scorso i debiti accumulati da province ed enti locali ammontano a 10700 miliardi di yuan (pari a circa 1200 miliardi di euro), di cui ben 9800 miliardi (circa 1100 miliardi di euro) sono dovuti agli istituti bancari.

 

Il meccanismo è consolidato: le amministrazioni locali presentano come garanzia la terra – che in Cina è sempre di proprietà dello Stato - direttamente o attraverso veicoli finanziari denominati LIC (Local Investment Companies), e in cambio ottengono prestiti per finanziare infrastrutture, opere pubbliche e progetti immobiliari. Ma questo boom del credito ha alimentato i timori relativi a uno scoppio della bolla speculativa nel settore del real estate: posto che la cifra indicata dalle statistiche ufficiali sia corretta, quanti degli investimenti in immobili si sono dimostrati realmente retributivi per le banche? Nessuno sembra in grado di dirlo con sicurezza, ma secondo i dati ufficiali dell'Ufficio Nazionale dei Revisori dei Conti di Pechino circa il 25% dei 10700 miliardi di yuan di debito locale scadrà entro la fine di quest'anno, seguito dal 17% l'anno prossimo e dall'11% nel 2013. Inoltre, secondo uno studio di Standard & Poor's, nel 2009 il livello di indebitamento delle amministrazioni locali è mediamente raddoppiato, mentre le entrate fiscali sono aumentate di solo il 20%: un quadro abbastanza incerto per richiamare l'attenzione degli investitori internazionali  sulla stabilità delle banche cinesi, proprio mentre Europa e Stati Uniti continuano dibattersi nella crisi del debito.

 

Nel 2010 il governo centrale ha drasticamente ridotto i prestiti delle banche alle amministrazioni locali e avviato alcune operazioni di risanamento, adesso scende in campo anche con la riforma pilota dei bond provinciali. Resta solo da chiedersi se l'iniziativa sarà sufficiente a fugare le ombre che gravano ancora sul sistema bancario del Dragone.

 

di Antonio Talia

 

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