Dall'Onu stop alla Cina sui crediti di emissione
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Dall'Onu stop alla Cina sui crediti di emissione

Dall'Onu stop alla Cina sui crediti di emissione

Pechino accusata di aver abusato degli incentivi internazionali
di lettura
Luca Vinciguerra
SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
Le Nazioni Unite pongono un alt a decine di impianti eolici messi in cantiere dalla Cina sfruttando il Meccanismo di sviluppo pulito (Clean Development Mechanism, Cdm), uno degli strumenti flessibili messi a punto dal Protocollo di Kyoto per ridurre le emissioni di gas serra.
Pechino, ha sentenziato la divisione dell'Onu che ha sede a Bonn e gestisce il Meccanismo di sviluppo pulito, ha fatto un ricorso esagerato al programma Cdm, incassando 153 milioni di crediti di emissione, per un valore di oltre un miliardo di dollari (quasi la metà del totale). E su questa base ha sospeso l'approvazione a una serie di progetti per la costruzione di centrali eoliche oltre la Grande Muraglia.
Il Cdm funziona così. Le aziende delle nazioni industrializzate possono realizzare impianti a basso impatto ambientale nei paesi di via di sviluppo, ottenendo una compensazione da parte dell'Onu. Questa compensazione, definita appunto credito di emissione (Cer, equivalente a una tonnellata di diossido di carbonio o l'equivalente di un altro gas serra), è la differenza aritmetica tra la quantità di gas serra emessa dall'impianto industriale costruito nel paese emergente e quella che sarebbe stata emessa dallo stesso impianto realizzato in patria utilizzando tecnologie convenzionali.
Strada facendo, però, il raggio d'azione del Meccanismo di sviluppo pulito ha ampliato i propri orizzonti agli stessi paesi in via di sviluppo. In sostanza, l'Onu ha concesso i Cer direttamente ai progetti a basso impatto ambientale realizzati dalle imprese dei paesi emergenti. E qui entra in ballo l'eolico cinese. Nell'ultimo biennio, ingolosite dalla possibilità di incamerare Cer da rivendere sul mercato, una moltitudine di aziende del Dragone hanno cavalcato il boom dell'energia eolica. Questa proliferazione vertiginosa di mulini a vento a caccia di sussidi ha fatto scattare l'allarme all'Onu. Che ha deciso di bloccare i progetti facendo ricorso al criterio dell'addizionalità: in sostanza, i progetti ambientali che sarebbero sviluppati comunque dalle forze di mercato perché profittevoli di per sè, perdono il diritto a incassare i crediti di emissione.
ganawar@gmail.com
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03/12/2009
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