Dalai Lama a Washington ma Obama non lo riceve
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Dalai Lama a Washington ma Obama non lo riceve

Dalai Lama a Washington ma Obama non lo riceve

Stati Uniti. Per non urtare la sensibilità di Pechino
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NEW YORK
Barack Obama si nega al Dalai Lama. E rischia di diventare bersaglio dei sostenitori dei diritti umani. Il presidente americano, per non irritare la Cina dove si recherà a novembre, ha deciso di non ricevere alla Casa Bianca il Dalai Lama da ieri in visita a Washington. In 18 anni, dal 1991, non era mai accaduto che il leader spirituale tibetano non incontrasse, formalmente o informalmente, un presidente statunitense durante i suoi viaggi a Washington.
La Casa Bianca ha cercato di gestire lo "sgarbo" con la massima diplomazia: una visita sarà possibile dopo il vertice tra Obama e il presidente cinese Hu Jintao. Anzi, funzionari dell'amministrazione hanno negato che il leader del Tibet avesse chiesto un incontro solo per vederselo rifiutare, affermando invece che, di comune accordo, l'idea era sempre stata quella di un meeting a dicembre. «L'incontro avverrà in una data da decidere assieme», ha precisato un portavoce. Per il momento, invece di Obama, il Dalai Lama dovrà accontentarsi di Maria Otero, sottosegretario di stato e dalla scorsa settimana in fretta a furia nominata coordinatrice degli affari tibetani. E di esponenti del Congresso, a cominciare dallo speaker della Camera Nancy Pelosi.
Il rappresentante del Dalai Lama, Lodi Gyari, ha dato man forte a Obama, confermando che un rinvio dell'incontro era stato concordato. Una delegazione statunitense ad alto livello, tra cui il consigliere Vlerie Jarrett, avrebbe discusso l'ipotesi già in settembre in India, dove si trova il governo tibetano in esilio.
L'anticamera riservata al Dalai Lama, rivelata ieri dal Washington Post, minaccia tuttavia altri strascichi polemici per la politica estera di Obama. La Cina aveva messo in chiaro di non apprezzare incontri tra esponenti di governi e il Dalai Lama. E il gesto della Casa Bianca viene considerato ora l'esempio di un nuovo corso di compromessi con la Cina battezzato "di rassicurazione strategica", con minori critiche sia sul fronte dei diritti civili e politici che su quello economico e finanziario. A ciò si accompagnano riconoscimenti del ruolo cinese in grandi istituzioni internazionali quali il Fondo monetario internazionale. La Casa Bianca, in cambio, spera sulla maggior cooperazione di Pechino nelle crisi economiche globali e nei rapporti con paesi come Corea del Nord e Iran.
M.Val.

06/10/2009
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