Pechino, 23 mar. - Charles Mok analizza e denuncia gli scandali che, nell'era del web, vedono le aziende muoversi tra nuovi mezzi e antiche tattiche per influenzare i consumatori. Il fenomeno del "Partito dei cinque mao" ha già avuto ampio spazio nelle pagine dei giornali e dei siti web. Cinque mao – centesimi – sono i soldi che il governo paga a dipendenti specializzati, per ogni post nelle discussioni e nei forum scritto in favore delle politiche governative.
Sul web, al fianco di questo "partito" pubblico oggi esiste anche un "esercito" privato. È il cosiddetto esercito dell'acqua (1), servizio offerto dalle aziende che curano il marketing in rete per conto di altre. I dipendenti creano o partecipano alle discussioni online su un tal prodotto o fatto. Secondo il motore di ricerca Baidu, i componenti delle "flotte" non sono identificabili e prenderebbero fino a 1500 Rmb al mese. I siti che propongono questi servizi sono in aumento. Tutto ciò è un organismo geneticamente modificato del capitalismo, oppure ha radici culturali?
Dal "partito dei 5 mao" all'"esercito dell'acqua"
Il Southern Metropolitan Daily ha riportato una notizia esplosa in rete. Secondo alcune informative interne, l'azienda Sinopec chiedeva al personale addetto al network di connettersi usando profili altrui per lasciare commenti in favore dell'aumento del prezzo delle benzina. L'azienda ha confermato: lo scopo è quello di « avere una comunicazione migliore con gli utenti e, allo stesso tempo, formare e selezionare validi professionisti e spiegare ai clienti più velocemente il lavoro e i servizi ».
È un altro caso del fenomeno dell'esercito dell'acqua* che si sta manifestando in questi ultimi tempi. Le aziende hanno scoperto che i forum su internet e le discussioni nei social network sfuggono al controllo dell'editore, che invece opera con successo nei media tradizionali. Non hanno resistito alla tentazione di manipolare direttamente le discussioni, forse, senza un minimo scrupolo etico. [...]
In realtà, quello della Sinopec non è stato il primo caso di battaglie navali su internet. Ricordiamo quelle tra Mengniu e Yili o tra Tencent e 360.cn (1). In queste occasioni – mormora l'opinione pubblica – oltre ai comuni netizen, hanno partecipato attivamente anche le stesse aziende . Ma nulla sfugge al terzo occhio del governo/all'occhio del Grande Fratello. Il portavoce del Consiglio di Stato ha dichiarato che tali "incidenti" «danneggiano la società perché alterano l'ordine del web». Il Ministero dell'Industria e delle Telecomunicazioni è già al lavoro per trovare un metodo efficace di prevenzione, ma il governo cinese sarà in grado di affrontare questi fatti per vie legali/rispettando le regole?
Le aziende prendono esempio dai propagandisti del governo.
Come adottare misure legali in maniera efficace? Prima bisognerebbe identificare queste flotte, poi trovare le prove – più facile a dirlo che a farlo - dato che le aziende coinvolte sono spesso molto grandi, se non addirittura aziende di Stato. Lo Stato davvero colpirà la tigre (2)? Alcuni industriali scommettono che se il governo porterà avanti l'adozione di misure contro la manipolazione dell'opinione pubblica su internet, comincerà proprio dalle aziende di marketing [...]. Né equo né utile.
Anche se è vero che in una società come quella cinese, in cui il controllo è il fulcro del pensiero gestionale, tali effetti non sono affatto extra-ordinari. Inoltre, gli eserciti d'acqua sono figli del partito dei cinque mao(3) organizzato e istruito sistematicamente dal governo; le aziende seguono solamente l'esempio dello Stato […]. Perciò le dichiarazioni ufficiali che condannano questi atti come «dannosi per la società», sono vuote, false e sarcastiche.
Concludendo, le dinamiche di mercato dovrebbero permettere al mercato stesso di auto-regolarsi. Il pugno duro del governo sarebbe efficace? Il caso della Sinopec dimostra che i netizen non sono stupidi: il misfatto è stato scoperto e in realtà l'azienda ne sta già pagando le conseguenze. Se abbiamo fiducia nella forza delle masse e del mercato, un regolamento legale inefficace serve a ben poco. Sarebbe più utile se il governo sostenesse un semplice messaggio: su internet non tutto corrisponde a verità. Sembra comunque che il governo non abbia nessuna intenzione di stimolare un pensiero indipendente e uno spirito critico nell'opinione pubblica a, perciò non discutiamone nemmeno. Basta parole, c'è bisogno dei fatti!
Note al testo:
Note
(*) Wangluo shuijun, letteralmente esercito acquatico di internet. Sono gruppi di impiegati addetti alla comunicazione online di messaggi pubblicitari che si fingono clienti comuni. Partecipano a discussioni su nuovi prodotti in uscita con l'unico scopo di lanciare una campagna promozionale o di evitare che girino informazioni che possano far crollare le vendite di un prodotto. Un'indagine di Xinhua parla di oltre 110mila "soldati" assoldati da un'unica azienda e pagati sette mao per ogni post pubblicato, a cui possono essere aggiunti da uno a cinque mao per immagine, link o commento extra. Ma si può guadagnare anche senza postare o cancellare nulla. Ogni tre nuovi soldati reclutati si guadagnano ben due yuan.
(1) Queste aziende sono state al centro di rumorosi scandali. Mengniu e Yili per lo scandalo del latte, nel 2009; Tencent e 360.cn per l'aperta lotta tra i due colossi di internet e le reazioni alle pratiche di concorrenza seguite alla diffusione di software per la salvaguardia della privacy nel novembre 2010. In entrambi i casi milioni di utenti hanno partecipato alle discussioni in rete schierandosi a favore dell'una o dell'altra azienda.
(2) "Colpire la tigre" è un'espressione antica. Inizialmente la tigre era il proprietario terriero o lo sfruttatore. Anche Mao la nomina in una celebre intervista a Anna Louise Strong (agosto 1949): «i reazionari sono tutti tigri di carta». Poiché i capitalisti erano considerati reazionari, "colpire la tigre" assumeva un'accezione anticapitalistica. Oggi l'espressione è usata per indicare i potenti corrotti.
(3) Partito dei 5 mao: su chinasmack, la definizione.
(Traduzione di Tania Di Muzio)
Questo articolo è apparso su Caratteri Cines (China Files) il 23 marzo.
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