Dai condannati a morte il 65% degli organi cinesi
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Dai condannati a morte il 65% degli organi cinesi

Dai condannati a morte il 65% degli organi cinesi

Pechino. Ammissione del governo sui trapianti
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Dario Aquaro
Voltare pagina sui trapianti di organi. La Cina si prepara a lanciare un programma nazionale per incentivarne la donazione, mettere fine al traffico illegale e uscire dal meccanismo perverso per cui i due terzi degli organi trapiantati provengono dai condannati a morte. Una "dipendenza" da cui Pechino vuole liberarsi con l'aiuto della Croce Rossa.
La notizia è che dopo anni di accuse, documentate anche da un'inchiesta della Bbc nel 2006, il governo abbia scoperto le carte sulla vendita di organi prelevati dai condannati a morte. Che l'anno scorso in Cina, secondo le stime di Amnesty International, sono stati almeno 1.720.
Ora Pechino sembra voler cambiare marcia e affidare alla Croce Rossa, in collaborazione con il ministero della salute, il compito di sensibilizzare la popolazione, raccogliere le registrazioni dei donatori in una banca dati, avviare un fondo per l'aiuto finanziario ai bisognosi, e assicurare la gestione degli organi donati. Il piano, annunciato martedì a Shanghai e riportato ieri dal quotidiano governativo China Daily, sarà sperimentato in dieci province e città, e sarà poi allargato all'intero territorio.
Oggi in Cina un milione di persone è in attesa di trapianto. Le statistiche però sono implacabili: soltanto l'1% riesce a ricevere l'organo di cui ha bisogno. La scarsa informazione che regna sul tema è stata fotografata di recente da una ricerca dell'ospedale di Tongij, da cui risulta che dal 2003 solo 130 cinesi hanno offerto di donare i propri organi.
Così il mercato nero continua a farla da padrone, nonostante una legge approvata nel 2007 bandisca il traffico illegale e consenta ai cittadini ancora in vita di donare soltanto ai propri familiari, ai consorti o a persone «legate emozionalmente». Ma il denaro compra tutto. I potenziali donatori vengono convinti a firmare documenti in cui si dichiarano parenti o emozionalmente legati ai riceventi, che è sempre gente economicamente benestante. Perché il costo di questi trapianti ricade totalmente sui pazienti: 29mila dollari circa per un rene, escluso il lavoro medico.
Il sistema conta il 65% di questi donatori "contraffatti" tra i condannati a morte e si alimenta con la corruzione. Uno dei lati più oscuri del regime. Gli ospedali «ignorano le procedure legali riguardanti la donazione degli organi delle persone giustiziate - ha spiegato il viceministro della Salute Huang Jiefu - e ricavano grossi profitti», mentre alcune fonti ospedaliere raccontano che gli accordi per aggirare la legge si stringono anche ai piani del dipartimento di Giustizia. I condannati a morte non sono assolutamente una fonte appropriata per il trapianto di organi, ha detto il viceministro.
Il mercato nero continua però ad alimentare il turismo dei trapianti, a non assicurare la qualità degli organi, a nascondere ai donatori i propri diritti. Il nuovo programma del governo «è nell'interesse pubblico e gioverà ai pazienti indipendentemente dal loro status sociale». Con più donazioni pubbliche, scenderà anche il costo delle operazioni. Huang: «I trapianti non dovrebbero essere un privilegio dei ricchi».
Si stanno discutendo ancora i dettagli del sistema, come dividere le responsabilità tra gli attori, inclusi Croce Rossa e ministero della salute. Il progetto pilota dovrebbe partire a Shanghai, Tianjin, Xianmen, Nanjing, Wuhan, Liaoning, Shandong e Jiangxi. Quanto tempo ci vorrà a estenderlo a tutto il paese? Il processo negli Stati Uniti ha richiesto venti anni per entrare a regime, dice Huang, «spero che la Cina sia più veloce. Stiamo ancora cercando la strada migliore».
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La regole dei trapianti
Il governo cinese ha annunciato martedì a Shanghai un programma nazionale per incentivare la donazione degli organi e mettere fine al traffico illegale. Il piano, in collaborazione con la Croce Rossa, sarà sperimentato in dieci città e province del paese, per poi essere allargato all'intero territorio. Prevede la sensibilizzazione della popolazione, la raccolta delle registrazioni in una banca dati, l'apertura di un fondo per l'aiuto finanziario delle persone bisognose, e la gestione degli organi donati
Il mercato nero continua e Pechino ha ammesso che il 65% dei donatori è rappresentato da condannati a morte a cui vengono fatti firmare documenti falsi. Dal 2003 sono stati solo 130 i donatori volontari

27/08/2009
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