Da Ferragamo a Lvmh chi affascina i Bric
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Da Ferragamo a Lvmh chi affascina i Bric

Da Ferragamo a Lvmh chi affascina i Bric

Lusso. Le prospettive grazie ai consumi nei Paesi dei nuovi ricchi
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Meglio Lvmh o Ppr? Oppure Prada o Ferragamo? I titoli del lusso cercano nuova benzina dalla crescita dei Paesi emergenti. E lo fanno sul nuovo balzo, in parte inaspettato, dell'economia cinese (+8,9%, superiore alle stime del consensus), ma non solo. Sono tutti i Paesi emergenti, dal Far East fino ai Paesi arabi, ma in particolare i Bric (che, oltre alla Cina, comprendono anche Brasile, Russia e India), a tirare la volata. Gran parte delle performance, anche borsistiche, i brand del lusso le faranno proprio grazie ai nuovi ricchi di questi paesi. Non è un caso che la rivista cinese Hurun, una sorta di Forbes asiatico, abbia annunciato che, secondo un sondaggio, Louis Vuitton è il marchio fashion più ambito tra i milionari cinesi.
Il gusto del marchio
Il tema è sul tavolo di tutti i principali uffici studi. Tanto che per i Bric è stata recentemente realizzata da Credit Suisse una classifica dei marchi più desiderati dai milionari dei Paesi emergenti. «Secondo la nostra indagine – spiegano gli analisti Rogerio Fujimori e Patrick Jnglin – ci sono alcuni marchi leader: negli accessori, borse e abbigliamento Chanel, Dior e Armani sono in cima alla classifica, seguite da Burberry, Gucci e Hermes. Tra i marchi dell'orologeria grande appeal ha Rolex seguito da Omega mentre Bulgari, ora parte del gruppo Lvmh, è allo stesso livello di Cartier. Poi ci sono Swatch Group e Tissot. Nella gioielleria Cartier e Bulgari sono al top, mentre tra i profumi Chanel è di gran lunga il marchio più desiderato seguito da Dior».
In ogni Paese esistono però gusti differenti. Che dire dei milionari russi? A Mosca i marchi italiani sono i più agognati: Gucci e Prada in testa, ma tra i marchi per cui vale la pena pagare di più ci sono anche Armani e Dolce & Gabbana. E sempre all'ombra del Cremlino nella gioelleria non ha pari Swarovski.
In Brasile, nuova terra promessa dei super ricchi, la top 4 vede Calvin Klein, Prada, Hugo Boss e Armani. Ma i due marchi leader a Rio de Janeiro sono nell'orologeria e nella gioielleria: Rolex e Tiffany i più desiderati. Differente l'India, dove il lusso straniero non ha ancora fatto totalmente presa per la presenza dei marchi locali. Tra i brand fashion stranieri più desiderati ci sono Burberry e Calvin Klein. In Cina, infine, ai primi posti nell'orologeria ci sono Rolex e Swatch Group.
Chi vince in Borsa
Le vendite delle griffe hanno avuto un aumento generalizzato nell'ultimo anno. Tod's ha visto aumentare a due cifre i ricavi in Cina e a Hong Kong. E che dire di Ferragamo? L'area Asia-Pacifico è la prima in termini di ricavi, grazie soprattutto ai negozi diretti con un incremento nelle vendite di oltre il 50% nella sola Cina. Anche all'estero il trend è lo stesso: per Richemont e Swatch la crescita è stata superiore al 30 per cento.
Ma quali potrebbero essere gli effetti borsistici? Negli ultimi sei mesi, complice il calo dei mercati, molti gruppi non hanno brillato sul listino: Tiffany ha perso il 20%, Burberry il 13%, Hugo Boss il 18%, Tod's il 29% e anche Prada (quotata a Hong Kong) ha lasciato sul terreno il 17%. Più contenute invece le perdite di Lvmh e Christian Dior (-5%), Swatch (-7%) mentre hanno brillato le solite Luxottica (+10%) e la francese Hermes (+9%). Meglio sta comunque andando il settore da inizio anno, visto che l'indice del lusso ha battuto l'Msci World (10,7% contro 5,1%).
Ma non tutto è roseo. Jp Morgan, nelle sue stime, consiglia di essere cauti sul breve periodo perché molte azioni hanno corso troppo in passato e hanno bassi spazi di crescita. «Ma sul lungo termine restiamo rialzisti, in base ai fondamentali del settore» indica l'analista Melanie Flouquet. Tra i titoli preferiti ci sono Ppr ma anche Christian Dior. Tra le società segnalate da Deutsche Bank ci sono invece Lvmh e Swatch. Ora la convinzione di molti analisti è che le aziende impegnate in investimenti sui Paesi emergenti, in particolare sull'Asia, potrebbero ottenere ancora benzina per i propri titoli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

28/01/2012
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