L'incidente, avvenuto nella miniera che appartiene alla Yima Coal Group, una grande compagnia statale con una capacità produttiva annua di 2,1 milioni di tonnellate, si è verificato mentre settantacinque persone stavano lavorando in un tunnel profondo circa 760 metri. Il cedimento ha però creato un'ostruzione a circa 480 metri di profondità, intralciando le operazioni di soccorso. Si teme ora per le persone ancora intrappolate all'interno; la loro sopravvivenza dipende dall'impatto provocato dal cedimento della roccia, che da solo può essere letale, e dalla capacità dei soccorritori di fornire un'adeguata ventilazione.
"Se il cedimento non è stato molto intenso, potrebbe aver portato a un restringimento del tunnel, ma saremmo ancora in grado di fornire aria e assicurare la ventilazione", sono state le parole del direttore della propaganda del PCC per la città di Yima. "Se invece l'impatto è stato forte, la ventilazione potrebbe essere stata interrotta immediatamente, soffocando i lavoratori intrappolati".
La tragedia segue quella avvenuta nello Hunan il 30 ottobre, con la morte di 29 operai, e quelle nello Shaanxi, sempre il mese scorso, con due incidenti costati la vita rispettivamente a tredici e undici minatori. Un intero Paese segue lo svolgersi dei soccorsi, per l'ennesima volta con il fiato sospeso.
Le miniere di carbone cinese hanno il 'tasso di mortalità' più alto al mondo, nonostante l'implementazione delle misure di sicurezza abbiano portato alla chiusura di alcune miniere illegali. Le sciagure che si registrano su base annua si sono più che dimezzate rispetto a qualche anno fa; sono circa un terzo rispetto al 2007, l' annus horribilis che ne registrò circa 7mila.
di Gabriele Tola
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