Pechino, 6 ott.- Il premier Wen Jiabao si reca nello Zhejiang e tenta di rassicurare i piccoli e medi imprenditori, colpiti da una scia di fallimenti che sta suscitando timori di contagio in altre aree della Cina.
"Le piccole e medie imprese giocano un ruolo insostituibile nel promuovere la crescita economica e l'occupazione - ha detto il primo ministro cinese secondo quanto riferisce l'agenzia di Stato Xinhua - e il governo deve aumentare gli incentivi e ridurre le barriere in modo da permettere a tutti i tipi di istituzioni finanziarie di fornire migliori servizi creditizi alle piccole e medie società".
"Le istituzioni finanziarie devono aumentare il livello di tolleranza dei crediti non esigibili da parte delle piccole e medie imprese" ha aggiunto il premier.
Wen Jiabao non ha menzionato direttamente la catena di aziende in bancarotta e le numerose fughe e sparizioni di imprenditori che stanno scuotendo la zona di Wenzhou, una delle aree imprenditoriali più importanti di tutta la Cina, ma il tempestivo viaggio nella provincia dello Zhejiang sembra molto eloquente.
Cosa sta succedendo esattamente a Wenzhou, città da oltre 10 milioni di abitanti tra le più ricche del Paese, con molti agganci imprenditoriali con l'emigrazione cinese in Italia?
Moltissime imprese si sono trovate nell'impossibilità di ottenere credito attraverso le banche a causa del giro di vite che il governo centrale ha imposto negli ultimi anni e si sono rivolte alla rete dei "prestiti informali", un circuito che raccoglie denaro da individui e ditte e lo presta a tassi d'interesse annuali che possono arrivare al 100%, più di quindici volte rispetto ai quelli che vengono applicati normalmente. Questi prestiti servivano a coprire buchi di liquidità temporanei, ad esempio pagare fornitori, e venivano pagati nell'arco di qualche settimana o di qualche mese a tassi ovviamente inferiori rispetto a quelli applicati annualmente.
Ma nell'ultimo periodo qualcosa è cambiato a causa di un rallentamento dell'economia. Secondo i media locali, l'impossibilità di ripagare i debiti ha portato alla bancarotta alcuni operatori del settore immobiliare e ha innescato una catena di fallimenti che hanno portato un certo numero di imprenditori a sparire dalla circolazione. Le ultime stime della Banca centrale indicano che quest'anno a Wenzhou i "prestiti informali" hanno raggiunto quota 110 miliardi di yuan (pari a circa 13 miliardi di euro, o 17.2 miliardi di dollari). L'autorevole China Securities Journal cita un rapporto della sezione di Wenzhou della Banca centrale secondo il quale, a luglio, nella metropoli dello Zhejiang circa l'89% delle famiglie e il 60% delle società erano in qualche modo coinvolte nel sistema bancario ombra, con tassi medi di circa il 25% all'anno.
Wenzhou, insomma, si sta confrontando direttamente con quello che è uno degli snodi cruciali dell'economia cinese di questi ultimi anni: il governo centrale si trova a gestire il difficile equilibrio tra la necessità di evitare un eccesso di liquidità e i continui rincari dell'inflazione (questo articolo) - alla quale ha ovviato imponendo severi vincoli ai prestiti delle banche - e la spinta opposta, che consiste nell'impedire una frenata della crescita.
Se la lotta all'inflazione costituisce come più volte affermato "la priorità numero uno del governo", nel suo viaggio nello Zhejiang Wen Jiabao ha raccomandato ai funzionari locali di "prevenire in ogni modo i rischi finanziari" e di "portare il sistema dei prestiti informali alla luce del sole, in modo che possano giocare un ruolo positivo nello sviluppo economico".
Intanto l' "affaire Wenzhou" ha già attirato l'attenzione dei dipartimenti analisi di grandi gruppi bancari internazionali, che temono che l'ondata di crediti inesigibili si possa allargare ad altre province: tra i "soliti sospetti" Post Yao Wei, chief economist per l'area Asia-Pacifico di Societé Generale cita la Mongolia Interna (con un mercato immobiliare surriscaldato dovuto al boom delle miniere di carbone), e il Delta del Fiume delle Perle, dove il sistema dei prestiti "sotterranei" è estremamente diffuso.di Antonio Talia
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