Pechino, 19 ott. - Lieve rallentamento per la Cina nel terzo trimestre 2017. Il dato finale pubblicato dall'Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino segna una crescita al 6,8% per il periodo da luglio a settembre scorsi, in calo di un decimale rispetto al dato dei primi sei mesi, quando era al 6,9%, ma comunque in linea con le attese degli analisti e al di sopra dell'obiettivo fissato a marzo scorso dal governo, di una crescita "attorno al 6,5% o superiore" per l'interno 2017. Il raggiungimento del target, dopo il dato di oggi, sembra ormai garantito, e a questa velocità la Cina potrebbe superare anche il dato finale del 2016, al 6,7%, registrando una risalita rispetto all'anno precedente, per la prima volta dal 2010.
Il dato di oggi arriva tra segnali contrastanti provenienti negli ultimi giorni dalle massime autorità cinesi. Il risultato marca una controtendenza rispetto all'ottimismo delle ultime parole pronunciate pubblicamente dal governatore della banca centrale cinese, Zhou Xiaochuan: da Washington, a margine del G30 International Banking Seminar, il numero uno della People's Bank of China aveva previsto una crescita al 7% nella seconda parte dell'anno. Più critico, invece, il presidente cinese, Xi Jinping, che proprio ieri, nel discorso di apertura dei lavori del diciannovesimo Congresso del Partito Comunista Cinese, in qualità di segretario generale del Pcc, aveva avanzato dubbi sullo sviluppo della Cina, definendolo ancora "non equilibrato e inadeguato", nonostante un costante aumento del prodotto interno lordo cinese dal 2012 a oggi, e aveva sottolineato l'importanza di focalizzarsi sulla qualità della crescita e sui consumi interni.
Gli indicatori più importanti mostrano un'economia verso la stabilizzazione. Le vendite al dettaglio sono cresciute del 10,4% nei primi nove mesi del 2017: a settembre la crescita è stata del 10,3%, in ripresa rispetto al 10,1% segnato ad agosto scorso. Nei primi nove mesi dell'anno i consumi hanno contato per il 64,5% della crescita del prodotto interno lordo. Supera le aspettative il dato della produzione industriale, che nei primi nove mesi dell'anno si è espansa del 6,7%, contro un'espansione del 6% nello stesso periodo del 2016, e una previsione di crescita per il periodo gennaio-settembre 2017 al 6,2%. Rallentano, invece, gli investimenti in infrastrutture, che sono cresciuti complessivamente del 7,5% nei primi nove mesi dell'anno, contro un aumento del 7,8% nel periodo tra gennaio e agosto scorsi, toccando il tasso di crescita più basso dal dicembre 1999, quando era scivolati al 6,3%: gli investimenti delle imprese di Stato sono cresciuti dell'11%, mentre rimangono più contenuti quelli delle imprese private, che hanno registrato un aumento di solo il 6% nello stesso periodo.
Anche se il quadro che emerge è quello di una economia che continua a correre, sotto la superficie, Pechino teme la presenza di rischi nel settore finanziario. Dal Congresso del Partito Comunista Cinese, apertosi il 18 ottobre a Pechino, sono già arrivati i primi segnali in questa direzione. La Cina continuerà a mantenere un atteggiamento cauto nelle misure di intervento sul settore immobiliare a rischio bolla, ha dichiarato oggi, a margine del Congresso del Pcc, il vice governatore della banca centrale cinese, Yi Gang. Il settore immobiliare è stato tra i fattori trainanti della crescita negli ultimi diciotto mesi, nonostante le restrizioni all'acquisto di nuove case messe in atto dalle amministrazioni locali, alla fine dello scorso anno, per fare raffreddare il settore immobiliare. Per quanto riguarda il settore bancario, invece, Guo Shuqing, presidente della China Banking Regulatory Commission, l'ente di vigilanza, ha promesso il pugno duro contro le irregolarità delle banche cinesi.
19 OTTOBRE 2017
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