Pechino, 26 mag. - Il Dragone frena sulla pena di morte. Con una mossa inaspettata, la Suprema Corte popolare cinese ha ordinato alle corti minori di sospendere per due anni la pena di morte per tutti quei reati che non prevedono l'esecuzione immediata. L'ultimo capitolo di quella che Pechino considera la sua marcia verso la riduzione del numero delle esecuzioni è stato reso noto dal rapporto annuale diffuso dalla Suprema Corte popolare. Il documento, tuttavia, non entra nel dettaglio, mentre restano ignoti quali siano i casi che possono beneficiare del nuovo provvedimento.
E' molto probabile dunque - sostengono gli osservatori - che coloro che godranno della nuova disposizione sono gli stessi che non sarebbero mai stati condannati a morte. I criminali cui viene sospesa l'esecuzione di solito vengono condannati all'ergastolo. Quanto al numero delle esecuzioni annue, invece, il Dragone continua a tenere la bocca cucita. Secondo le stime di varie organizzazioni internazionali però la cifra è di gran lunga superiore a quella della maggior parte dei Paesi, tanto da attirare su Pechino le critiche della comunità internazionale. Che sia dovuto all'opinione pubblica estera o meno non è chiaro, ma resta il fatto che di recente la Cina ha effettivamente fatto dei passi in avanti per limitare i casi di pena di morte.
Quattro anni fa, la Suprema Corte popolare si era riservata il diritto di riesaminare le condanne di esecuzione pronunciate dalle corti minori nel tentativo. Il risultato che ne è derivato è rappresentato da un'effettiva riduzione delle condanne a morte. Poi a gennaio dalla Suprema Corte popolare è arrivata un'ulteriore stretta sui casi di reati punibili con l'esecuzione capitale che da 55 sono scesi a 13.
©Riproduzione riservata